La Sampdoria è un bivio: da una parte il rilancio, dall’altra la crisi. E, assieme a questa, tutto ciò che si porta dietro: la tensione (comunque già elevatissima); le polemiche, affiorate anche nelle ultime ore; probabilmente un altro ritiro punitivo, che sarebbe scattato in caso di sconfitta contro l’Udinese. La Lazio a Genova si gioca moltissimo e ha una sola certezza: comunque vada, Sarri non si discute. O, quanto meno, non lo mette sulla graticola Lotito, il quale si è infatuato di questo allenatore così diverso da lui e progetta un lungo futuro assieme. Alla faccia dei risultati, evidentemente e anche del gioco, che finora si è visto solo di rado. Molto di rado. Lotito ha trascorso il sabato al centro sportivo di Formello, si è fermato a colloquio con Sarri: gli ha ribadito stima e fiducia, gli ha confermato l’intenzione di rinnovare il contratto entro Natale. L’allenatore firmerà fino al 2024 con opzione per una stagione in più, quasi sicuramente. Ha anche parlato con i giocatori, invitandoli a ripartire. Non si è mostrato sorridente, semmai incupito: ha voluto trasmettere in modo chiaro il suo malumore, facendo comprendere alla squadra che si aspetta un scossa. Immediata. l’Udinese, Sarri ha lavorato molto sulla testa dei giocatori. Ha parlato, discusso, anche alzato la voce. Lo ha fatto soprattutto venerdì mattina, ha insistito ieri. Le domande che ha rivolto al gruppo sono sempre le stesse, e sempre senza risposta: perché non riusciamo a trasferire in campo ciò che proviamo durante la settimana? Sotto accusa soprattutto l’atteggiamento frenato, quasi timoroso, con cui la Lazio porta il pressing, elemento fondamentale della filosofia sarriana. Ha chiesto: perché abbiamo paura? È convinto che gli errori tattici siano una conseguenza dell’approccio mentale sbagliato. "Dobbiamo credere in quello che facciamo", il suo messaggio. Oggi, contro la Samp, Sarri verificherà se è arrivato a destinazione. Corriere della Sera.

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