In casa Lazio il 26 maggio è sempre una data significativa: legata in primis alla vittoria del trofeo più importante mai conteso con i rivali storici della Capitale e, successivamente, alla fine dell’era Inzaghi. Qualche ora dopo la cena con la società avvenuta lo scorso maggio, infatti, il tecnico piacentino ha scelto Milano: improvvisamente un velo di incertezza è calato sulla sponda biancoceleste del Tevere. Simone è pronto a lasciare Roma dopo oltre 20 anni vissuti a Formello, da calciatore prima e da allenatore poi, tra giovanili e prima squadra. “Ed ora?” sembrano dire in coro tutti i tifosi laziali increduli: c’è chi da subito è stato contento, chi ha impiegato del tempo per metabolizzare il saluto improvviso. Da quel momento è iniziato il toto-nome per il tecnico che sarebbe poi approdato sulla panchina laziale. Tra i tanti accostati in quel periodo alla Lazio, solo una accontentava tutti: Maurizio Sarri.

Tifosi in delirio, pronti a monitorare 24 ore su 24 siti e radio in attesa della svolta. Giorni di attesa, anche di paura perchè era in agguato il rischio di aver sognato in vano. Invece no. Tutto vero. Il 9 luglio la presentazione ufficiale del mister: “Voglio vedere spirito di sacrificio in settimana, per poi divertirci la domenica”. Da sempre questo è il suo mantra: la ricerca del bel gioco. “Non segna da qualche partita, ma alla squadra non fa mancare nulla”, le prime parole al miele del tecnico per Immobile impegnato con gli Azzurri. E subito un’osservazione moderata ma ad effetto sull’assente Luis Alberto: “Quando arriverà ci darà delle spiegazioni, se saranno adeguate accetteremo le scuse”. Schietto e determinato fin dal primo giorno, com’è nel suo modo di essere. Non sono poi mancati apprezzamenti per il figliol prodigo tornato alla base: “Felipe Anderson? È compito nostro renderlo più continuo, alla Lazio ha già fatto sette mesi da giocatore stratosferico”. E per finire anche un tocco di romanticismo, che alla gente laziale non dispiace mai: “La storia biancoceleste offre tate situazioni che rimangono in mente, quella che ho di più impressa è di Maestrelli, un personaggio che mi è rimasto particolarmente caro”. Così Sarri si è fatto trovare pronto alla nuova sfida: dopo la gavetta, e le annesse gratificazioni, è arrivato nella prima squadra della Capitale. Empoli, Napoli, Chelsea e Juventus le panchine più importanti. Un’Europa League ed uno Scudetto, il suo bottino personale da tecnico. Da aggiungere alle numerose soddisfazioni legate a quando guidava i dilettanti, di cui va altrettanto fiero visto che non ha mai considerato quello dell’allenatore un vero e proprio mestiere, bensì un divertimento. Forse sottovalutato nella sua avventura a Torino, ma parlano i fatti: è stato l’ultimo tecnico che ha vinto il campionato con i bianconeri, che dopo di lui hanno faticato talmente tanto da ottenere soltanto nell’ultima giornata di campionato l’accesso alla Champions League. 

Questa è la sua prima stagione alla Lazio. Qualche difficoltà c’è stata. La squadra fatica a trovare continuità, complice una delle certezze del mister: il 4-3-3; anche se lui stesso non si considera un integralista e non esclude a prescindere delle evoluzioni, di base parte da questo modulo e la rosa sembra risentire ancora della variazione di gioco.

A volte sembra scontroso, ma di certo non è mai banale nei suoi interventi. Ascoltarlo in conferenza cattura sempre l’attenzione. Spesso può risultare severo e brusco, ma è semplicemente diretto. Non le manda a dire e a quel dialetto tipico della Toscana, sempre forbito, c’è da stare attenti perché, come sostengono i toscani doc: “Il toscano è corretto ma non raffinato”. E senza dubbio fa arrivare i concetti in maniera chiara, senza bisogno di giri di parole. Come quando parla dell’indice di liquidità.

Da subito ha catturato l’affetto dei tifosi e la stima del presidente Lotito, pronto a rinnovargli contratto e a mettere le basi per un progetto importante e duraturo: i sostenitori laziali aspettano il Sarrismo, provando a metterci pazienza. Il cambiamento è lungo e siamo soltanto all’inizio. C’è il mercato invernale che può dare una mano al momento, poi a giugno arriverà la vera e propria rivoluzione. “Tutto arriva per chi sa aspettare”. 

Nato il 10 gennaio del 1959, oggi il tecnico compie 63 anni: il primo compleanno in biancoceleste per lui. Buon compleanno, Comandante!
Rivivi l'ultima puntata stagionale di FootballCrazy, programma condotto da Elisa Di Iorio e dedicato a Pino Wilson. In studio Giancarlo Oddi e James Wilson
Genoa, Shevchenko di nuovo positivo al covid: il comunicato ufficiale