A poche ore dal voto per eleggere il proprio presidente, la Serie A è come sempre spaccata a metà, rimane un solo candidato: Lorenzo Casini, 46enne capo di gabinetto del Mibact, e nome scelto da Lotito. Come riportato da La Repubblica, all’assemblea in cui saranno auditi tutti i tre candidati (gli altri sono Mauro Masi, ex dg della Rai, e Lorenzo Bini Smaghi, già nell’esecutivo della Bce, che però sapendo di non avere molte chance potrebbe non presentarsi per non esporsi), Casini si presenta con 8 voti in tasca: quelli di Lazio, Napoli, Fiorentina, Verona, Atalanta, Udinese, Empoli e Sampdoria. Per essere eletti ne servono però 11. Per questo la scorsa settimana Lotito, De Laurentiis e Barone avevano invitato Scaroni, presidente del Milan, a un incontro segreto proprio con Lorenzo Casini. Qui però un’ampia fetta di squadre, almeno una decina, si sarebbe accordata per la scheda bianca. Se così fosse si andrebbe verso un altro nulla di fatto. La Juventus potrebbe così diventare l’arbitro della partita per l’elezione del presidente. Quello della Juventus è un voto che pesa, eccome. E potrebbe riuscire a trascinarne altri con sé, in particolare Inter e Milan, ricompattando un fronte delle grandi accomunate da interessi simili e ancora non schierate con nessuno. Se infatti il club di Agnelli (oggi a Londra a un summit del Financial Times) si aggiungesse alle 8 che sostengono Casini, portando così i suoi voti a 9, la soglia per l’elezione sarebbe molto vicina. E Lotito potrebbe tentare il corpo a corpo con la fazione opposta: con 9 o 10 preferenze per Casini già in cassaforte, il presidente della Lazio potrebbe chiedere una nuova votazione immediata. E a quel punto più d’uno potrebbe pensare di cambiare bandiera e dare alla Lega un capo. Anche per questo, la Juve non ha ancora “venduto” la propria pelle a nessuna delle parti. Insomma, l’ago della bilancia sarà il fronte delle tre big. Le altre squadre — il cartello delle americane più Torino, Sassuolo, Cagliari e Salernitana — sperano ancora in un nome nuovo. Un esperto di calcio e in confidenza con i palazzi della politica romana più del 46enne Casini, brillante docente di diritto amministrativo che dal 2018 frequenta il Ministro dei beni culturali, ma che col caotico mondo del pallone ha poco in comune. C’è tempo fino al 15 marzo, quando scadranno i 45 giorni per l’elezione del presidente: poi la Federcalcio avrà il dovere di commissariare la Lega Serie A. Scenario da evitare anche per il presidente Figc Gravina, perché infiammerebbe la situazione, a pochi giorni dagli spareggi per i Mondiali, i cui esiti rischiano di alimentare le armi dei suoi “nemici”.

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