Non ne può più dell’inaccettabile ruolo di parafulmine. Come riportato da La Repubblica, Ciro Immobile dice basta con la Nazionale, l’intenzione è questa. E la tremenda delusione per la sconfitta contro la Macedonia c’entra fino a un certo punto. Troppe cattiverie gratuite nei suoi confronti. Ama la Nazionale, quindi è distrutto. Ha dato tutto, da questo punto di vista nessun rimpianto. Avrebbe voluto tirare il rigore di Basilea, certo, o esserci poi contro la Svizzera all’Olimpico, o avere lui le due occasioni capitate a Berardi, ma lo sport è così. Le delusioni contro Svezia e Macedonia lo dilaniano, in compenso si tiene stretto il trionfo di Wembley. Ora la tentazione è farsi da parte, lasciare spazio ai più giovani: ha 32 anni, ai prossimi Mondiali, se ci andremo, ne avrebbe 36, l’avventura si chiude qui. L’investimento di energie fisiche e mentali è diventato insopportabile in relazione al martellamento di critiche e insulti. A meno che il prossimo ct non dimostri di credere in lui nei fatti e non solo nelle dichiarazioni ai media: al momento gli sembra impossibile. Adesso vuole solo tornare a Formello, risollevare la Lazio dopo il derby – tremendi, questi giorni – e ringraziare così i tifosi che lo difendono senza remore: “Giù le mani da Ciro”, l’urlo collettivo. Per lui inizia una vita nuova: l’azzurro sbiadisce, il biancoceleste si rafforza. Riparte la corsa verso altri record con la Lazio, mentre Sarri si augura che martedì, nell’inutile partita contro la Turchia, non vengano “spremuti” i vari Luiz Felipe, Acerbi e Zaccagni.

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