176 gol totali con la Lazio dal 2016, di cui è il miglior marcatore nella storia. 254 in carriera. Scarpa d'oro nel 2020. 3 volte capocannoniere in Serie A. Europeo vinto da titolare. Capace di segnare allo stesso modo in sistemi opposti di gioco (Inzaghi e Sarri). Questo è Immobile, un giocatore con numeri importantissimi in piena scalata nella classifica all time dei marcatori in Serie A, a 4 gol da Quagliarella (l'unico in attività davanti a lui).

Eppure anziché essere orgogliosi di avere un attaccante del genere in Italia, addetti ai lavori e non, riescono, già da tempo, a farlo passare per un giocatore inadatto che "se non ha la squadra costruita intorno non rende". Partendo dal presupposto che difficilmente un giocatore trova la motivazione di scendere in campo quando quasi un intero paese critiche su di lui, molte voci o "pagelle" della disfatta italiana hanno all'atto pratico incolpato Ciro. Eppure di capri espiatori per questo fallimento, che, ricordiamolo, è di squadra, ce ne sarebbero comunque molti.

"Con la Lazio è un campione ma con la nazionale no" si sente spesso dire in giro. Eppure, ricordando che non è il primo giocatore nella storia a non rendere con la propria rappresentativa rispetto al proprio club, Immobile è sempre Immobile. I movimenti sono il suo forte: in Italia difficilmente si vede un giocatore attaccare la profondità come fa lui. Eppure contro la Macedonia nessuno ha voluto attaccare la profondità, facendolo sembrare, a tutti gli effetti, un pesce fuor d'acqua. La punta esiste anche per dettare il passaggio, delineando così la fase offensiva. Ma nell'ultima gara (e non solo) questo aspetto è stato ignorato.

Quest'oggi stanno circolando voci di un possibile addio alla nazionale da parte di Immobile: notizia che, qualora dovesse diventare reale, metterebbe in mostra un fallimento. Il suo? Assolutamente no, il suo lo ha fatto e con la nazionale ha vinto. Il fallimento sarebbe quello di un sistema capace di distruggere una figura che, tuttavia, parla e continuerà a parlare in modo autonomo con i numeri e sul campo. La nazionale che verrà, con o senza Ciro, avrà comunque avuto l'onore di aver avuto in squadra un giocatore del genere, che sta facendo e farò la storia.

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