Miglior arbitro italiano in due stagioni consecutive (2017-2018 e 2018-2019) e secondo per presenza in Serie A. Gianluca Rocchi, come raccontato dalla Figc sul proprio sito, è entrato nella Hall of Fame degli arbitri raggiungendo una schiera di colleghi illustri, da Luigi Agnolin a Paolo Casarin, da Pierluigi Collina a Roberto Rosetti e Nicola Rizzoli.

"Sono contentissimo e orgoglioso di ricevere questo premio – dichiara il quarto miglior arbitro al mondo nel 2019 secondo la classifica dell’IFFHS – non avrei mai immaginato di poter entrare nella ‘Hall of Fame’. I nomi dei premiati che mi hanno preceduto rendono l’idea dell’importanza di questo riconoscimento, ognuno di questi grandi arbitri ha fatto a suo modo la storia. Ognuno con la sua personalità, ognuno con il suo stile. Perché non esiste un arbitro uguale ad un altro" sono le dichiarazioni riportate sul sito della Figc.

Sicuramente bisogna fare tanti sacrifici, ma le soddisfazioni sono tantissime. Ogni volta che fischi l’inizio di una partita, che sia un match di Promozione o la finale del Mondiale, ti metti in gioco. E’ una sfida con se stessi. La personalità è fondamentale, ma si può formare con il tempo. Un arbitro deve avere innanzitutto un profondo senso di giustizia, deve essere onesto intellettualmente ed essere innamorato del calcio. Avevo quindici anni, giocavo a centrocampo ma senza avere grandi prospettive. E così ho deciso di restare in campo ma con un nuovo punto di vista. Arbitrare è una droga, quando inizi non vuoi più smettere. Chi ha fatto l’arbitro resta arbitro tutta la vita. È molto più difficile che dirigere una partita. Quando arbitri devi pensare solo alla tua gara, adesso invece ad ogni giornata sono responsabile di 10 partite di Serie A e 10 di Serie B. E quando uno dei ragazzi sbaglia è come se quell’errore lo avessi commesso io" ha raccontato l'arbitro.

Infine ha anche raccontato quelle che sono state tappe fondamentali del suo percorso, inserendo il derby Roma-Lazio del 2007 come prima di queste tappe: "“Il primo Roma-Lazio del 2007 – racconta – poi Spagna-Portogallo, la prima delle tre partite che ho diretto nel Mondiale russo, e la finale di Europa League del 2019 tra Chelsea e Arsenal, il massimo per un amante del calcio inglese come me. Non a caso ho deciso di lasciare come cimelio al Museo del Calcio la divisa che ho indossato quel giorno". Un solo rimpianto per Rocchi: "Ho diretto una finale di Europa League e una Supercoppa Europea (nel 2017, ndr), mi è mancata la finale di Champions League”.

Rivivi l'ultima puntata stagionale di FootballCrazy, programma condotto da Elisa Di Iorio e dedicato a Pino Wilson. In studio Giancarlo Oddi e James Wilson
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