In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, Amerigo Sarri padre dell’allenatore Maurizio, ha raccontato il figlio a 360 gradi. Dalla sua gioventù e alla passione per il ciclismo, all’approccio al mondo del calcio in cui oggi è più che affermato. Queste le parole del padre: Gli piaceva il ciclismo? "Come no. Ha vinto anche delle corse da esordiente. Veniva in bicicletta con me. Una volta gli chiesero che partita gli sarebbe piaciuto vedere, rispose: 'Se c’è una tappa del Giro d’Italia o del Giro di Francia, guardo quella'. Era forte in pianura, velocissimo, predisposto per le salite brevi. Smise da esordiente a 13 anni perché gli amici giocavano a calcio e andò anche lui. C’era la fila dei direttori sportivi che non volevano che smettesse". Andava bene da calciatore?  "Insomma (sorride, ndr). Come ciclista poteva fare strada, come calciatore... Aveva un po’ i piedi per conto loro. Era un difensore, uno spogliatore. Uno che con le buone o le cattive non ti faceva passare". Come è diventato allenatore? "L’allenatore l’aveva nella testa da piccolo. Metteva in corridoio le figurine dei calciatori e gli faceva fare i passaggi». Era tifoso?  "Da bambino era per il Napoli. Una volta si andò a vedere Fiorentina-Napoli con la 500 targata Firenze. Sull’autostrada i napoletani ci salutavano. Si andò in curva con i napoletani, ma la Fiorentina vinse 2-0".

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