Può capitare che per sistemare il lato debole si possa perdere di vista quello forte? Sembra essere proprio questa la situazione in casa Lazio. Se pronti via la difesa nonostante il ko contro il Napoli ha dato segnali positivi e giunti alla quinta giornata ha subito due gol in meno rispetto alla scorsa stagione (5 anziché 7), non si può dire lo stesso della fase offensiva. Rispetto al 2021/22 il conto dei palloni finiti nella porta avversaria è magro: 7 a 12. Il secondo miglior attacco della passata stagione con 77 centri, al momento viaggia praticamente alla metà della velocità. Si fa un errore però se si pensa che Sarri e il suo staff si siano soffermati troppo sulla tattica difensiva.

Fin dal ritiro di Auronzo di Cadore i due reparti si sono alternati nelle varie sedute, a dimostrazione che il focus sull’attacco è sempre rimasto vivo. Eppure i numeri non lo confermano. Che la manovra biancoceleste abbia subito una brusca frenata lo dimostrano anche i tiri effettuati: solo 48 (9,6 a partita), il dato peggiore tra le cosiddette “sette sorelle”. Un’anomalia per una squadra abituata a una media di due gol a gara. Il Napoli appena affrontato, doppia i biancocelesti con 98 conclusioni, 19 di que- ste scagliate verso Provedel all’Olimpico.

Sarri si è accorto dei passi indietro e anche per questo motivo negli ultimi due confronti con Samp e partenopei ha scelto la qualità di Luis Alberto anziché la sostanza di Vecino a centrocampo. È questo il grande dilemma di inizio stagione, ma le due occasioni per lo spagnolo non hanno portato i frutti sperati visto il solo punto e un gol segnato. Nonostante la possibilità di affidarsi all’estro del numero 10, la Lazio è rimasta comunque fedele all’atteggiamento più guardingo di questo inizio 2022/23 e se c’è solo da difendere il Mago va in difficoltà, chiedere ad Anguissa e Lozano per conferma. A influire sul suo utilizzo alterno c’è anche un cambiamento di fondo nello stile di gioco: Sarri non predilige più il possesso palla. Con 26’ e 3’’ solo l’Atalanta con 23’ e 35’’ fa peggio della Lazio, ma la Dea a differenza del club capitolino ha sempre fatto della profondità e dell’attacco allo spazio i suoi punti di forza.

L’evoluzione dei biancocelesti passa invece dalle caratteristiche di Immobile, meno portato al fraseggio, ma mortifero in velocità. Troppo importante Ciro per gli equilibri della squadra e per questo i soli due gol segnati finora pesano tanto (lo scorso anno era già a 6). A discolpa del capitano biancoceleste però va detto che l’impegno c’è sempre e a mancare sono i rifornimenti: o arriva palla dall’amico Milinkovic (già due assist per il numero 17), oppure sono dolori. Resta comunque lui il bomber principale, con Felipe Anderson, Zaccagni, Luis Alberto e Pedro tutti con un gol segnato.

FASCICOLO APERTO - Di certo per superare l’impasse della manovra offensiva non aiuta il nervosismo con la classe arbitrale. La Lazio si sente perseguitata dai direttori di gara visti i 15 cartellini gialli (5 per proteste) su 51 falli commessi (media di 3,4 a partita). Rimbombano ancora le dichiarazioni di Sarri dopo Lazio-Napoli. In primis l’allusione: «O sono scarsi, o c’è un’opzione b, ma sarebbe preoccupante». Poi la rivelazione sulla presunta dichiarazione di Piccinini nel sottopassaggio a Torino: «Pagate quello che avete fatto col Bologna» (smentita dall’Aia). Una situazione calda che ha spinto la Procura Federale ad aprire un fascicolo sulle parole del tecnico. Ora le vie sono due: patteggiamento o deferimento. Poiché Sarri difficilmente farà un passo indietro, sarà molto più probabile il secondo epilogo. Quest’ultimo potrebbe condurre all’archiviazione del caso oppure ad un’ammenda. Lotito anche per motivi politici per ora non scende in campo e attende i tifosi allo stadio per reagire, ma al momento per il Feyenoord sono stati venduti solamente 11mila biglietti. IlMessaggero\Valerio Marcangeli

Lazio, torna l'Europa League: tutti i numeri degli esordi dei biancocelesti nella competizione
Il Messaggero | Lazio, in Europa tra i pali tocca a Maximiano