Le rotazioni sono il segreto degli ultimi successi della Lazio. Il tecnico tiene alta la tensione e non dà punti di riferimento.

Ormai può cambiare tutto, Sarri è cambiato. In barba alle statistiche che lo volevano conservatore e dipendente da un unico blocco di 11 titolari (vedi il suo Napoli, in un report del Cies al primo posto), Maurizio riscopre il turnover alla Lazio, appena un anno dopo il suo sbarco. Si tratta di una svolta epocale rispetto al suo recente passato, se si escludono le parentesi al Chelsea e alla Juve, dove aveva però organici di tutt’altro calibro. La panchina allargata in estate da Lotito stavolta permette un altro atteggiamento: solo così si può davvero lottare su tre fronti, arrivare pian piano più lontano e trovare magari per la prima volta il terzo successo di seguito. Integralista nel modulo (4-3-3 indiscusso), Sarri rilancia un improvviso trasformismo. Le sue formazioni rivelano sorprese di continuo, così non ci sono più insostituibili o punti di riferimento per nessuno. Né per gli avversari né per il gruppo, tenuto sulle spine sino all’ultimo. Il tecnico infatti ormai consegna la distinta a poche ore dal fischio d’inizio, lo ha fatto addirittura sul pullman diretto all’Olimpico prima dei match di cartello. È anche un modo per tenere alta la tensione e la concentrazione di tutti all’interno di Formello. È una strategia studiata per eliminare i black out mentali dell’anno scorso, sta funzionando. Dalla vigilia di Ferragosto solo due volte Sarri non ha variato almeno un uomo titolare fra un incontro e un altro. Nelle ultime tre gare si è scatenato: tre cambi (Hysaj, Gila e Vecino) rispetto al Napoli contro il Feyenoord; sei (Lazzari, Casale, Patric, Milinkovic, Marcos Antonio e Basic) contro il Verona, tre giorni dopo.

CIRO RIPOSA, PROVINO PER PEDRO Diciannove elementi impiegati in pochi giorni, peraltro senza il secondo portiere Maximiano. Il portoghese spera di rientrare nelle prossime rotazioni europee contro il Midtjylland, ma la scelta resta appesa a un filo. Il 23enne non è più rientrato fra i pali dopo i primi 6’ in campionato, è costato oltre 10 milioni, ma Sarri continua ad essere tormentato: si fida solo di Provedel, lo ha detto venerdì scorso a Lotito. Toccherà a Hysaj alposto di Lazzari nel duplice impegno ravvicinato. Sulle fasce invece bisogna fare i conti con l’emergenza, anche in vista di domenica pomeriggio: vuole rientrare Pedro, ancora ai box, ma atteso oggi in gruppo. Zaccagni combatte con un risentimento, Cancellieri non è al top, ma dalle ultime prove tattiche diventa l’unico in grado di far rifiatare Immobile, tenuto nella partitella di ieri a riposo. Ciro giocherà senz’altro dal 1’ a Cremona e poi raggiungerà l’Italia per la Nations. Cancellieri fiuta la sua grande occasione a Herning, è l’unico nuovo acquisto a non aver ancora debuttato dall’inizio. In realtà, Sarri dovrebbe rilanciare prima o poi anche Luka Romero, talento indiscusso, sia pure acerbo a livello fisico: l’enfant prodige minaccia di non rinnovare il contratto in scadenza a giugno, se continuerà a non trovare spazio. A Sarri domenica è piaciuta tanto la prova in regia di Marcos Antonio, sostituito nella ripresa con Vecino, dal momento che Cataldi era squalificato. Come contro l’Inter, anche contro il Verona cambi decisivi ai fini del risultato. Peccato per il solito nervosismo incontrollato. Grazie alle scuse e al chiarimento di fine gara con il ds Marroccu, è clemente il giudice sportivo: Sarri se la cava solo con un’ammonizione con diffida per il dito medio. Per le accuse rivolte agli arbitri nel post-gara contro il Napoli, Maurizio e la Lazio patteggiano invece una multa di 4mila euro per scongiurare un’altra battaglia legale per diffamazione e chiudere subito il discorso. Il Comandante avrà pure cambiato idea sul turnover, ma rimane il solito brontolone scomposto.

Lo riporta Il Messaggero.

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