Strutturarsi meglio, per essere più solidi come azienda. Una ricerca del Cies (il centro internazionale di studi sportivi) evidenzia una brutta tendenza del calcio italiano, che la Lazio segue fedelmente. Considerando i maggiori 5 campionati d’Europa, ben 4 club italiani (Inter, Milan, Fiorentina oltre a quello di Formello) sono fra i primi 10 tra quelli che, negli ultimi 10 anni, hanno comprato giocatori con l’età media più alta. La Lazio, dal 2013, ha acquistato calciatori vicini ai 26 anni (25,95). Solo 8 club hanno acquistato giocatori più adulti (al primo posto il Chelsea con 26,71 di media). Questo perché la Lazio non ha osservatori diretti, ma si affida agli agenti. Affari come quello che portò a Roma Felice Pulici, nel 1972, su segnalazione di Piola, inevitabilmente legato alla società biancoceleste, sono impensabili, con un organigramma così scarno. Gli agenti segnalano giocatori a più club contemporaneamente, ma non essendo particolarmente ricchi i biancocelesti dovrebbero strutturarsi per arrivare prima degli altri. Per questo molti giovani acquistati hanno fatto male (Morrison, Kishna, Raul Moro, Pedro Neto, Bruno Jordao, Luka Moreno, Adekanye...). La Lazio raramente individua talenti (come Milinkovic nel 2015) e ricorre quindi a giocatori più esperti. Gli scarsi risultati del settore giovanile e le difficoltà a trovare gioiellini, fanno sì che i biancocelesti fatichino a rivendere calciatori dai 24 anni in giù: dal 2013 solo Kozak, Keita, Hoedt, Pedro Neto e Bruno Jordao hanno fruttato più di 5 milioni (compresi i ragazzi della Primavera). Servono professionisti che individuino i giocatori prima degli altri (estremo il caso del Salisburgo la cui ultima formazione aveva 21 anni e 109 giorni di media) e facciano crescere i ragazzi delle giovanili. Per essere più forti come azienda. CorriereDellaSera/Elmar Bergonzini

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