Seconda non per caso. La Lazio è così in alto perché nel 2023 ha avuto il miglior rendimento tra le big del campionato (al pari della Juve, che senza il -15 sarebbe un punto sopra i biancocelesti). La brillantezza di tutto il gruppo negli ultimi due mesi ha fatto la differenza. Nelle ultime sette partite sono arrivate sei vittorie e un pareggio. I punti in tutto il girone di ritorno sono 21. Solo il Napoli ha fatto meglio, con 24. Gli uomini di Sarri però non meritano elogi solo per i risultati, ma anche per la qualità del gioco, grazie alle prestazioni dei suoi interpreti. Alla continuità di rendimento di Felipe Anderson (a La Spezia, venerdì, sarà la sua novantesima presenza consecutiva in due anni in tutte le competizioni) e di Zaccagni, mai così prolifico prima di questa stagione (10 gol e 9 assist tra campionato e coppe), si sono aggiunti un Milinkovic ritrovato, dopo mesi non ai suoi livelli, e un Luis Alberto definitivamente consacrato al Sarrismo. I Fab Four biancocelesti sono riusciti così a compensare le assenze di Immobile.

Sì, è una Lazio guarita dalla Ciro- dipendenza. I gol totali sono 10 meno dell’ anno scorso, quando alla 29a giornata erano 56, ma 21 dei quali firmati dal capitano-goleador. Segno che la crescita della Lazio quest’anno sta passando da un miglioramento generale di tutto il reparto offensivo. Basti pensare che Luis Alberto ha realizzato 5 gol fin qui: tanti quanti ne aveva fatti in tutta la scorsa Serie A. Stesso discorso per Felipe Anderson, arrivato a 6 gol come un anno fa, ma oggi con ancora 9 giornate da giocare. Zaccagni ha invece quasi triplicato il proprio bottino: nel 2021-22 aveva messo a segno 4 reti. Con quello alla Juve sabato scorso è arrivato a 10 in campionato. Ha punito almeno una volta tutte le grandi, tranne l’Inter. «Mancano 9 partite, spero di segnare e migliorare ancora», ha detto l’ala sinistra biancoceleste dopo la vittoria contro i bianconeri. Se poi ci saranno altri assist del Toque, come il tacco dell’altra sera, sarà ancora più facile: «L’avevamo provato in allenamento», ha confessato lo spagnolo. E poi: «Meno male che ha segnato, sennò lo ammazzavo!». I due autori della giocata decisiva concordano su un fatto: «La Lazio è maturata e lo dimostriamo, ne siamo molto contenti. La squadra è in un buon momento e ci piace giocare così».Il gol di Zaccagni è poi un ennesimo segnale per Mancini. Nessun attaccante italiano ha fatto meglio in A quest’anno. Impossibile per il ct azzurro continuare a ignorarlo per la Nazionale. A giugno la convocazione sembra scontata, archiviando le ruggini del passato. La Repubblica/Giulio Cardone e Tommaso Fefè

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