Cinque stagioni con la maglia della Lazio e un trofeo messo in bacheca, il più importante del panorama romano: Abdoulay Konko è stato uno dei protagonisti dello storico derby di Coppa Italia vinto contro la Roma, quell’indimenticabile stracittadina che ha segnato la supremazia laziale in Città.

Dieci anni oggi da quella gara che tutti attendevano con ansia e timore, perché vincerla o perderla avrebbe segnato le tifoserie per sempre. Il 26 maggio 2013 ha vinto la Lazio, hanno vinto i calciatori in campo, la Nord sugli spalti e tutto il popolo biancoceleste. Sensazioni ed emozioni difficili da spiegare ma che dopo un decennio appaiono ancora nitide nella mente di coloro che la storia l’hanno scritta. Così l’ex biancoceleste, attuale tecnico del Genoa Under 16, in esclusiva ai microfoni di LazioPress.it ha raccontato quei momenti memorabili.

Se dico ’26 maggio’ qual è il primo pensiero che viene in mente?Solo quell’unica giornata, quella di 10 anni fa (sorride n.d.r.). Non esiste altro, niente di memorabile come quella partita”.

La vittoria allo scadere con la Juventus in semifinale, poi l’attesa per scoprire chi tra Inter e Roma fosse l’avversario della finale. Un percorso indimenticabile quello in Coppa Italia…

Visti i risultati che abbiamo avuto fino alla fine della competizione e parlandone 10 anni dopo, oggi siamo ancora più contenti del successo in semifinale contro i bianconeri. Ricordandolo adesso è ancora più bello”.

Roma in quei giorni si è divisa tra il silenzio quasi assordante che precedeva la sfida e la festa dei giorni dopo…

Nei giorni post derby era meglio non uscire di casa (ride n.d.r.). Prima noi siamo stati a Norcia ed è stato importante: ci guardavamo tutti in faccia, ci fissavamo negli occhi ed abbiamo fatto ancora più gruppo. Ci siamo resi conto dell’importanza di questa finale per i tifosi, per la società e per tutto il mondo laziale”.

E’ il 71esimo e segna Lulic…Era di una importanza fondamentale portare a casa il risultato. Ora che sono un allenatore ho compreso ancora meglio che finché l’arbitro non fischia la fine tutto può accadere. Quando sei in vantaggio ti puoi ritrovare a doverti difendere di più, a rischiare di meno, a non contrattaccare. In quella partita però non è successo, non abbiamo risentito di questo. Per noi, anche dopo il vantaggio, il risultato era ancora sullo 0a0, dovevamo continuare a giocare come sapevamo fare, a viso aperto contro una buona squadra. Abbiamo portato via il risultato facendo la nostra partita… e la storia, scrivendo una pagina molto importante per questi colori”.

A fine stagione un suo compagno di reparto e di spogliatoio saluterà la Lazio, è l’unico della rosa del 26 maggio ad indossare ancora questa maglia…

Radu è il tipico giocare che rimane tanto in una società e che porta qualcosa di importante al club, non solo dal punto di vista tecnico e fisico, ma tramanda anche la mentalità di questo ambiente. In questi anni è stato fondamentale anche per i nuovi arrivati, ha trasmesso i valori della tradizione laziale. E’ una di quelle figure che serve ad ogni società, è un giocatore che ha fatto valere la storia di questa maglia sia all’interno dello spogliatoio che fuori”.

In bocca al lupo mister, ci rivedremo presto a Formello?

Sarebbe un onore, per il momento faccio il mio percorso come si deve, imparando giorno dopo giorno. Continuo la mia strada, poi vediamo cosa riserverà il futuro. Quando si parla di un club come la Lazio è importante conoscere la mentalità della società e dei tifosi, che vogliono certe coppe, certe finali e che i derby si giochino in un determinato modo; le stracittadine non sono facili nella Capitale, serve la testa giusta, le spalle larghe e soprattutto serve saper portare questa maglia, che non è una qualunque”.

Dieci anni dal 26 maggio 2013: la Lazio batte la Roma e vince la sua sesta Coppa Italia
Il Tempo | 26 maggio, Cana: "Il momento più bello, abbiamo scritto la storia"