Dario Barraco - riutilizzabile
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Talento e mentalità sono due elementi chiave nel calcio così come nello sport e nella vita. Tanti nella storia del calcio sono stati i talenti sprecati o che si sono persi lungo il cammino, così come altrettanti invece sono stati i giocatori che grazie alla loro ambizione sono riusciti a solcare palcoscenici inauditi. L'ambizione ed il talento hanno sempre contraddistinto, così come ci ha raccontato, la sua carriera con gli scarpini ai piedi ed ora cerca di trasmettere tutto ciò che ha imparato ai suoi giocatori nelle vesti di allenatore.

Dario Barraco, l'ex vice di Sanderra ai tempi della Lazio Primavera, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni di LazioPress.it. Mister Barraco ha raccontato della sua carriera da calciatore e da allenatore per poi analizzare insieme a noi tanti temi attuali nel calcio e nella Lazio. Insieme a Sanderra sono stati autori della rinascita dell' U20 della Lazio negli ultimi anni salendo innanzitutto in Primavera1, poi conquistando la semifinale Playoff da neopromossi e la Supercoppa vinta a Marassi. Un'esperienza, quella alla Lazio, che ancora lo rende ancora pieno di gratitudine per la possibilità avuta.

Dario Barraco - riutilizzabile
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Che giocatore era Dario Barraco? C'è una gioia nella tua carriera a cui sei particolarmente legato? Qualche rimpianto invece?

Nella mia carriera ho avuto la fortuna e la bravura di vincere molti campionati, sono sempre stato in squadre che hanno lottato per vincere il campionato e se non ci sono riuscite sono arrivate ai playoff, non ho mai fatto campionati di media-bassa classifica. Avendo un carattere ambizioso mi piaceva giocare per vincere, ho vinto il campionato a Trapani e a Latina battendo il Pisa in finale per arrivare in Serie B. Un mio rimpianto sono le finali perse come quella con il Trapani per andare in Serie B perché essendo figlio di trapanesi sarebbe stato stupendo vincere il campionato quell'anno anche se avevamo vinto l'anno prima quello di C2. Anche la finale persa con il Lecce contro il Frosinone: pensa che quando ero a Latina volevo andare via e dovevo scegliere tra Lecce e Frosinone, essendo a Latina ho dovuto scegliere per forza di cose il Lecce, il caso ha voluto che la finale fosse Lecce-Frosinone e la fortuna a volte ha il suo peso. Quel Frosinone in due anni ha ottenuto due promozioni consecutive fino in Serie A.

Poi la sfida da allenatore, è un qualcosa che hai avuto da sempre dentro?

Ce l'ho sempre avuta perché in squadra ero molto carismatico pretendevo molto dai compagni di squadra, ero un giocatore che quando vedevo un compagno non sul pezzo mi arrabbiavo anche se a volte spesso non era il mio compito, ci tenevo a vincere. Bisogna essere ambiziosi è il mio modo di essere così. Al giorno d'oggi mancano allenatori di personalità ma direi soprattutto uomini di personalità.

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