Il suo ufficio ieri è rimasto vuoto quasi tutto il giorno, Tare si è palesato solo al tramonto. A pranzo a Formello c’era invece lo staff medico con Lotito, che urlava proprio col ds al telefono. Qualcosa si è rotto. Igli è offeso, dopo 14 anni da dirigente è stato messo all’angolo. È reale la rivoluzione societaria e dopo mesi di contatti, Lotito strappa il sì di Angelo Fabiani nel nuovo organigramma della Lazio. L’ex ds della Salernitana ha accettato la figura temporanea di coordinatore della Primavera e della Lazio Women, al fianco di Bianchessi, perché il prossimo anno gli è stato promesso il salto. La mossa del patron di togliergli il controllo della Primavera, negli ultimi anni allo sbando, è già una dichiarazione evidente e una dimostrazione anche a Sarri, con cui i rapporti sono ai minimi termini dallo scorso inverno. Tare sabato dopo cena ha discusso animatamente con Lotito, poi ha lavorato comunque su Romagnoli e Gila ieri pomeriggio. Non ci saranno dimissioni, ma Tare conferma che questa sarà al massimo la sua ultima stagione alla Lazio. Il suo contratto d’altronde scade nel 2023 e già da tempo ha maturato l’idea di lanciarsi nella Federazione albanese. Non è escluso che possa anticipare il passo, ci sta pensando. Lotito non lo manderà mai via, ma l’inserimento di Fabiani è una mossa strategica per fagli comprendere le intenzioni per un futuro ormai prossimo. L’aveva promesso a Sarri, lo ha fatto con un uomo di sua fiducia, subito prima della partenza per il ritiro di Auronzo.

Alberto Abbate/Il Messaggero 

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