Daniele Daino, ex giocatore del Milan, è intervenuto ai microfoni di Laziopress.it, raccontando le sue sensazioni in vista del big match di domenica tra Milan e Lazio: da una parte c’è la squadra con cui Sacchi lo ha lanciato in Serie A a soli 17 anni, dall’altra c’è Sarri, suo grande amico.

“Cosa ti aspetti dalla partita di domenica tra Milan e Lazio?” “Si vanno a incontrare squadre che, nonostante il campionato sia iniziato da poco, sembrano essere già in salute. Tra le sette sorelle, Lazio e Milan, insieme ad Inter e Roma, sembrerebbero quelle più in forma. Si vanno a incontrare in un momento dove tutto sta andando come gli allenatori vogliono: il Milan con la propria continuità, grazie alla riconferma di tantissimi giocatori; la Lazio con l’arrivo di Sarri ha ovviamente cambiato schema di gioco, però ha giocatori che si sposano bene con i temi tattici che il Mister vuole ed è per questo a mio avviso crescerà molto da qui fino alla fine del campionato. La partita sarà difficile, aperta a tutti e tre i risultati, un 50 e 50: gli episodi saranno fondamentali.”

“Dove pensi che potranno piazzarsi le due squadre alla fine del campionato?” “Il Milan ha già dimostrato l’anno scorso di essere di diritto tra le squadre che possono giocarsi lo Scudetto. La Lazio, perlomeno negli undici, o tredici/quattordici giocatori, non è così tanto inferiore nel tasso tecnico rispetto alle altre squadre. Parte un pochino indietro, ma secondo me con Sarri può fare un grande campionato. E' tranquillamente raggiungibile il posto Champions, il fare qualcosa in più dipenderà molto dalla crescita dei singoli: se tutto questo sarà fatto in maniera veloce, ecco che la Lazio potrebbe essere una squadra scomoda per chi ambisce a stare sopra.”

“Hai giocato nel Perugia nell’anno dello scudetto della Lazio nel 2000, anche se un grave infortunio ti ha tenuto fuori da quella partita” “Sì, bloccando la Juve abbiamo regalato lo scudetto, meritato, alla Lazio. Quella domenica molti potevano pensare che la Juve avesse già vinto lo scudetto, ma noi andammo in campo per giocare una partita vera. La sospensione della partita a causa della pioggia forse ha fatto calare leggermente la concentrazione alla Juve, che si è fatta prendere dall’ansia e dal voler vincere a tutti i costi, noi invece non avevamo nulla da perdere".

“Quanto ha influito quell’infortunio sulla tua carriera?” “In quel periodo ero considerato il terzino destro più forte che c’era in Italia, in quell’Under 21 del 2000 gli unici classe ’79 in mezzo a tutti ’77 eravamo io e Pirlo. Quell’infortunio mi ha tenuto fuori per un campionato e mezzo e mi ha impedito di fare ciò per cui ero nato, di fare una carriera di altissimo livello per come l’avevo cominciata. Nonostante tutto sono contento di quello che ho fatto, anche perché mi sono ritagliato un posto importante nel Milan”.

“Nel giorno del tuo compleanno è arrivato un grande regalo da parte della FIGC: l’attestato di allenatore UEFA A. Quali sono i tuoi obiettivi futuri?” “A breve dovrei iniziare un progetto con la Lega Pro, che è piena di giovani e a me interessa molto la crescita dei giovani calciatori. Rispetto a prima, adesso in molti ragazzi mancano disciplina, intensità, rispetto: secondo me bisognerebbe ritornare a fargli capire che devono diventare prima uomini e poi calciatori. Il mio obiettivo è, quindi, alzare l’asticella da questo punto di vista. Inoltre, ad oggi c’è più tattica e gioco di squadra, io partirei dall'uso del pallone e dall’avere giocatori tecnici".

Rivivi l'ultima puntata stagionale di FootballCrazy, programma condotto da Elisa Di Iorio e dedicato a Pino Wilson. In studio Giancarlo Oddi e James Wilson
Milan-Lazio, Sconcerti: "I biancocelesti una grande squadra, credo però che possano perdere"