David Di Michele, una vecchia conoscenza del nostro campionato ed ex attaccante del Torino, attualmente allenatore del Frosinone U17, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Laziopress.it per parlare dell’impegno infrasettimanale tra Torino e Lazio. Ecco le sue parole:

Hai avuto una carriera molto lunga, che ricordi del tuo periodo a Torino?

Il mio ricordo a Torino è sicuramente positivo. Purtroppo ci sono state delle situazioni negative sia in campo che fuori che poi ti fanno rammaricare, anche perché avendo indossato una maglia così gloriosa avrei voluto incidere di più e lasciare un’impronta molto più positiva di quanto non lo è stata. Però vado fiero di aver indossato la maglia del Toro, anche se purtroppo ci sono delle situazioni che vanno oltre il calcio, però rimango dell’idea che è stata un’esperienza positiva per me.

Un’esperienza durata due anni, intervallata dal periodo al West Ham.

Sì. Il primo anno c’era Novellino e ci siamo salvati, l’anno dopo ci sono state delle incomprensioni con la proprietà e abbiamo deciso di dividerci. Dopo il West Ham sono tornato, in serie B, ma dopo 6 mesi sono andato via perché si era un po’ destabilizzato l’ambiente, oltre ai problemi con la società. Ho preferito per il mio bene, ma anche per quello della squadra e della città, di andare via.

Dopo una partenza lenta, il Torino viene da due vittorie consecutive: come pensi che approccerà la partita contro la Lazio?

Sicuramente Juric è un ottimo allenatore, l’ha dimostrato a Verona e lo sta dimostrando a Torino. Ha avuto delle difficoltà iniziali anche per far capire le proprie idee e la propria mentalità, questo incide parecchio anche perché non ha avuto questi grandi innesti da parte della società che si aspettava di avere. Sicuramente si sta adattando, queste ultime due partite abbiamo visto un Torino diverso, con un’identità, si è rivista la cattiveria e l’agonismo del vecchio Toro. Sicuramente la Lazio avrà vita difficile, anche perché giocare in casa può incidere molto. Al contrario, il Torino trova una Lazio che sta bene fisicamente e mentalmente, al di là del pareggio con il Cagliari.

Al contrario, la Lazio era partita bene e ora ha subito uno stop: la partita con il Torino può essere quella della svolta?

Potrebbe esserlo. Da quando è arrivato Sarri si è vista subito la sua mano, sono partiti forte e ora si sono un po’ arenati nelle ultime due partite. Quella col Galatasaray è stata persa solo per un episodio, altrimenti sarebbe finita in pareggio, anche se non avevano brillato in termini di prestazione. Quella col Torino è la partita giusta per valutare e capire come si deve impostare il campionato della Lazio.

Chi la spunterà giovedì?

Vedo una partita molto difficile, aperta a tutti e tre i risultati. Sicuramente una partita dove tutti vorranno vincere e fare bella figura. Pronostico un pareggio.

Il cambio di allenatore per entrambe le squadre in che modo potrebbe influenzare la classifica di Lazio e Torino rispetto alla scorsa stagione?

Penso che possa influire sulla classifica attuale perché le conoscenze sono ancora poche e sappiamo tutti che Sarri è molto maniacale, quindi per far capire determinate cose ci vuole tempo. Però poi il tempo sarà sempre meno perché la classifica si allunga e diventa difficile poi recuperare la strada perduta. Penso, comunque, che sia Lazio che Torino faranno un ottimo campionato.

Da attaccante: cosa ne pensi delle critiche a Immobile per le sue prestazioni in Nazionale?

Penso che siano critiche ingiuste, Immobile è un grande giocatore, ha sempre fatto gol anche in Nazionale e sicuramente patisce il fatto di giocare lì davanti un po’ da solo e il dare punti di riferimento. Lui è un attaccante che non dà punti di riferimento, giocando col 4-3-3 non svaria come quando giocava col 3-5-2 o con il 4-4-2, dove magari apre gli spazi per gli altri; con il 4-3-3 deve essere il perno centrale. Penso comunque che criticare Immobile dopo quello che sta facendo sia parecchio ingiusto nei suoi confronti.

Forse in Nazionale soffre il non avere un Luis Alberto o un Milinkovic…

Quello incide parecchio perché lui è un giocatore che deve avere palle messe in una certa maniera. Le conoscenze sono fondamentali, con Milinkovic e Luis Alberto si conoscono a memoria, sa già dove deve andare perché sa che la palla arriverà lì. In Nazionale le conoscenze sono minori e soprattutto quando giochi in club diversi ci sono idee e mentalità diverse.

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