Bella in casa e grande con le grandi, ma quando la Lazio esce dall'Olimpico sono solo brutte figure. L'ultima, al Bentegodi contro il Verona con la squadra capitolina che si è «sciolta come neve al sole», per usare le parole di uno sconfortato Maurizio Sarri a fine match domenica sera. In totale, dei 14 punti raccolti finora dai biancocelesti, solo 4 sono arrivati lontano dalle mura amiche di cui oltre al pareggio a Torino contro i granata l'unica vittoria risale alla prima di campionato ad Empoli. Poi è iniziata l'involuzione (coincidente solo in parte con l'inizio dell'Europa League) e un'altalena di risultati che hanno visto la squadra di Sarri capace di vincere sfide importanti come il derby e con l’Inter, ma anche di subire in trasferta 7 gol nelle ultime due sfide tra Bologna prima della sosta delle nazionali e il poker del Cholito Simeone. Una botta che ha portato Sarri a osservare sconsolato: «Alternando i risultati in questo modo non possiamo certo pensare di essere una grande squadra, non possiamo definirci così». Al termine del match del Bentegodi, un Lotito appena riabilitato dalla sentenza della Corte d'appello era furioso con la squadra, così come lo stesso Sarri e il ds Igli Tare. Con il primo che ha messo di nuovo a rapporto la squadra dopo averla messa sotto torchio per un'ora l'altro ieri, prima che il capitano Ciro Immobile anticipasse quello che era naturale fosse: «Credo che la società abbia deciso per il ritiro e questo poco tempo lo vivremo tutti insieme». Da ieri, dunque, la Lazio è già al lavoro. Chiusa nel suo quartier generale al Centro sportivo di Formello per fare quadrato attorno alle idee del tecnico, che faticano ad entrare nel la testa e nelle scelte di chi poi va in campo. Pesa la discontinuità tra la precedente gestione Inzaghi, durata ben cinque anni e mezzo, con il nuovo 4-3-3 adattato da Sarri a una rosa che evidentemente è incompleta in alcuni reparti. Si aggiungano pure le squalifiche in contemporanea di Luiz Felipe e Acerbi (vale a dire i due titolari centrali della di fesa a 4 sarriana) e quegli equilibri a centrocampo che il tecnico fatica a trasmettere nonostante alcune decisioni dure da digerire per qualche giocatore ritenuto prima inamovibile. In mezzo al campo, è diventato un caso Luis Alberto, che contro la Fiorentina domani sera rischia la sua quarta panchina consecutiva e che in questo periodo sta rivivendo difficoltà simili a quelle della prima stagione con Inzaghi, a metà della quale lo spagnolo chiese la cessione. Anche in attacco, a Verona non pervenuti Felipe Anderson e Pedro, ai quali Sarri chiede più continuità. Contro i viola, lo spagnolo se la gioca con il connazionale Moro. Problematiche di tipo tecnico e mentale, che Sarri ha condiviso prima con il patron Lotito e ieri con il ds Igli Tare. Non è una novità che il direttore albanese presenzi gli allenamenti della prima squadra. Ma questo è un momento che forse neanche il ds immaginava. TuttoSport/Simone Di Stefano

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Leggo | Primo giorno di ritiro e di confronti per la Lazio a Formello