Nel corso di una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport, l'ex attaccante biancoceleste, Paolo Di Canio, si è raccontato, dall'amore per la Lazio alla sua passione per il calcio. Queste le sue dichiarazioni: "Arrivo alla presentazione di Formello in pieno agosto e c'erano 5mila persona là fuori. Più che emozionato, ero scioccato. Emozioni non decifrabili. Lotito che si presenta con tre ore di ritardo, la gente che sveniva per il caldo, io che mi ritrovo solo nello spogliatoio a piangere come un bambino. Non è stato umanamente facile. Il presidente del Charlton era sbarcato a Ciampino con il rinnovo del conteatto e ripartito tre ore dopo con la mia firma. Da uomo vero sono andato a parlare con il presidente e dirgli che avevo il desiderio di chiudere la mia storia con la Lazio. Mi chiamò Lotito. Non lo conoscevo (fa l'imitazione): 'So' Lotito, ma vieni gratis da noi o no?' Mi disse. 'Sono della Lazio presidente, ma non stavo sotto l'ombrellone al mare, lascio un contratto importante. È anche un fatto di dignità"... All'inizio uno stress che non ti dico. Sono rimasto undici giorni nel limbo senza contratto. Spiegazione? Non c'erano i moduli nuovi. Da non crederci. Mi dissi che era la Lazio salvata dal fallimento, mille problemi, nove giocatori effettivi, Mimmo Caso promosso dalla Primavera. Separazione con Lotito? Non mi voleva più, la cosa brutta è che ha messo in mezzo cose che non c'entravano nulla con il calcio. Pensando da ove è partito, in questi 20 anni circa, ha fatto non bene, di più. Risultati importanti e bilanci sani. I miei giocatori da tifoso? Giorgione, D'Amico, Giordano, fantastico dal punto di vista tecnico. Laudrup mi faceva impazzire. Ma nel cuore ho Fiorini che ci salvò dalla C nello spareggio. Il mio mito da ragazzino resta Maestrelli.  Lazio-Juventus? È Allegri contro Sarri, la Juventus cerca il suo passato contro la Lazio che cerca il suo  futuro. Stanno cercando entrambe la quadra. Il problema è che la squadra di Allegri oggi è più fragile, non basta fare un gol per stare al ripato. Non costruisce bene con il centrocampo e non fa filtro. Sono tutti filiformi là in mezzo, alti e lenti nei primi passi. È una squadra che accusa da sempre una zoppia. Luis Alberto-Sarri? Sarri ha  bisogno di giocare velocemente tra le linee a uno o due tocchi. Combinazioni velocissime e andare a colpire in verticale, così funziona. Luis Alberto è un giocatore fantastico ma non posso rallentare il gioco. Una volta Sarri mi ha detto: 'Lo sai che io godo quando vedo in partita cose che studiamo in allenamento'. Ama controllare la partita. Di fatto, fino adesso, alla Lazio gli è riuscito solo con le piccole. È già qualcosa. Un allenatore bravo deve adattarsi  e Sarri sta dimostrando di esserlo.  È un animale da campo. Gli salta la Roma, l'alternativa è la Cina, accetta la Lazio perché non può stare più di un anno lontano dal suo mondo. È un drogato di calcio come me. Sulla carta la Lazio sta meglio, ha più capacità di aspettare e ripartire. Mourinho? Le mie erano battute tra amici... è un personaggio che mi ha sempre affascinato. Per il momento alla Roma, in attesa della bellissima casa che forse sarà, ci sono le macerie. Nazionale? Nei momenti di difficoltà noi italiani siamo bravi a fare gruppo. Mancini è statto fantastico a riportare orgoglio e a creare un ambiente empatico. Ci siamo presi un Europeo meritandolo. Ora non dobbiamo disperare. Mancini sarà bravo a ricreare da qui a marzo quel sentimento di gruppo, dell'andare a prendersi una cosa che tutto il Paese vuole".

Rivivi l'ultima puntata stagionale di FootballCrazy, programma condotto da Elisa Di Iorio e dedicato a Pino Wilson. In studio Giancarlo Oddi e James Wilson
CdS | Un altro Pedro "falso nueve" per la Lazio