Mario Draghi si prepara a dare il via libera alla proroga dello stato di emergenza, che scade a fine anno, e dovrebbe essere prolungato fino al 31 marzo. La Cabina di regia non è stata ancora convocata, ma non è da escludere che questa volta si possa arrivare direttamente in consiglio dei Ministri con il decreto legge da sottoporre all’esame del Parlamento con la proroga. I numeri non consentono di temporeggiare ulteriormente e il premier vuole che la decisione sia assunta il prima possibile. Ne ha già parlato con i leader della maggioranza e non a caso la notizia è filtrata subito dopo l’incontro di ieri mattina tra lo stesso Draghi e il presidente M5s, Giuseppe Conte, seguito nel pomeriggio da quello con Maurizio Lupi, di Noi con l’Italia. Nel faccia a faccia con Conte, durato un’ora e mezza, al centro c’è stata la manovra, a partire dall’estensione della platea che potrà continuare a beneficiare del superbonus cancellando o rivedendo il tetto Isee.

Uscendo da Palazzo Chigi era stato proprio Conte a parlare della necessità di prorogare l’emergenza, pur senza attribuirlo al premier. Una linea già ribadita in più occasioni dal segretario del Pd Enrico Letta che ritiene «maturo il tempo» per annunciare la proroga e rivendica che l’Italia sta meglio di altri Paesi proprio grazie alle misure adottate in questi mesi. Ma possibilista si è mostrato anche Matteo Salvini: «Aspettiamo i dati e poi decideremo». Ma i dati per Draghi sono già eloquenti e destinati a peggiorare nelle prossime settimane, come spiegherà anche domani in Parlamento in vista del Consiglio europeo di giovedì. Dall’opposizione Giorgia Meloni ha immediatamente preso le distanze («dopo 2 anni non può essere emergenza»). E sempre da Fratelli d’Italia è arrivato anche l’attacco sul presunto taglio di 200 milioni del fondo per le disabilità. Una notizia che il premier ha seccamente smentito. «Ho letto che avremmo tolto 200 milioni dalle disabilità per destinarli ad altre cose, non è così: la somma rimane nell’ambito delle disabilità non c’è da preoccuparsi e se è necessario si farà di più. La volontà del governo è molto chiara su questo punto», ha detto nel suo intervento alla Conferenza nazionale sulla disabilità, dove è tornato a sollecitare il Parlamento, in primis il Senato, a dare il via libera alla legge delega sulle Disabilità ricordando che è uno dei «traguardi che ci siamo impegnati a raggiungere entro la fine dell’anno» nel Pnrr, il quale dedica a questo obiettivo «oltre 6 miliardi».

L’attività del presidente del Consiglio nei prossimi giorni si farà ancora più intensa. Per lunedì prossimo sono stati convocati a Palazzo Chigi di Cgil, Cisl e Uil sulla riforma delle pensioni. Un incontro che si terrà dunque a diversi giorni di distanza dallo sciopero generale di giovedì, deciso da Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri contro la legge di Bilancio firmata da Draghi. E anche dopo la manifestazione della Cisl di Luigi Sbarra che non ha condiviso la scelta dei leader Cgil e Uil. Una distanza temporale che è anche sostanziale in quanto chiude qualunque spiraglio a interventi sulla legge di Bilancio e solo in parte giustificata dagli impegni del premier, che sarà a Bruxelles giovedì per il Consiglio europeo. Poi tra poco più di una settimana, mercoledì 22 (salvo sorprese), Draghi terrà la conferenza stampa di fine anno. Una scelta che ha destato stupore e più di un interrogativo visto che solitamente il premier si confronta con i giornalisti dopo e non prima dell’approvazione della legge di Bilancio che rappresenta il coronamento dell’attività dell’esecutivo. Un’aniticipazione dalla quale molti si attendono qualche indicazione dal presidente del Consiglio sul futuro del Governo e sul suo in particolare tra Palazzo Chigi e il Quirinale. Il Sole 24 Ore

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