La prima cosa che viene in mente pensando a Joseph Minala è quella storia sulla sua età: per anni, ai tempi delle giovanili della Lazio, si pensava che il centrocampista non abbia l'età dichiarata; sulla carta era un classe '96, ma secondo molti avrebbe qualche anno in più. In passato anche la Figc aprì un'inchiesta ufficiale poi terminata con l'archiviazione e l'innocenza del ragazzo. Oggi Minala è ripartito dalla Lucchese, ha segnato il primo gol in rossonero nel 2-2 col Gubbio ma ci tiene a tornare su quella storia dell'età: "Mi sono sempre messo a disposizione della Federazione perché non ho mai avuto nulla da nascondere - racconta Minala nell' intervista esclusiva rilasciata a Calciomercato.com - la gente mi prendeva in giro e io non sono stato tutelato dalle persone che erano vicino a me in quel periodo".

Come ha gestito sfottò, battute, commenti...? "Ero molto piccolo e non potevo sapere o prevedere la risonanza che avrebbe avuto questa cosa. Sono convinto che la storia dell'età ha sempre frenato la mia carriera: sono sempre stato giudicato per una vicenda extra campo e mai per le mie prestazioni, al primo anno da professionista a Bari ho fatto 19 presenze e 4 gol".

Cosa le dicevano i suoi compagni? "Di non pensare e concentrarmi solo sul calcio giocato, ma spesso prendevo insulti anche dagli avversari che mi provocavano. Purtroppo sono diventato famoso non giocando".

Si aspettava di avere più chance nella Lazio? "Decisamente sì. Ogni volta che andavo in prestito facevo sempre buone stagioni, ma in biancoceleste non ho mai avuto le stesse possibilità di altri giocatori. Credo che il club sia stato condizionato da questa situazione dell'età, nonostante io sia arrivato in prima squadra in una Lazio forte".

In Primavera ha avuto Simone Inzaghi, cosa rappresenta per lei il tecnico? "Non mi ha dato le possibilità che meritavo. Essendo stato il primo giocatore sul quale ha puntato nelle giovanili mi aspettavo una chance anche in prima squadra. Sono rimasto un po' deluso, vedevo che veniva data la possibilità a giocatori di livello inferiore al mio e io venivo mandato in prestito. C'erano anche squadre che si erano interessate, ma poi si tiravano indietro condizionate dallo scandalo sulla mia età".

E' rimasto in contatto con qualche suo ex compagno? "Sì, l'amicizia va oltre il calcio. Ragazzi come Strakosha, Luiz Felipe e Felipe Anderson li conosco da quando sono arrivato a Roma. Ogni tanto sento anche Tounkara e Keita, facciamo qualche partita alla Play".

Chi è il più forte? "Siamo tutti sullo stesso livello, ma quando Tounkara vince una partita mette la storia su Instagram, poi perde tutte le altre ma non lo dice mai".

La stagione migliore nel 2017-18 con la Salernitana: 37 presenze e 4 gol tra i quali la rete della vittoria nel derby con l'Avellino al 96'. "Sono sempre bei ricordi, ogni 15 ottobre i tifosi mi ricordano di quella partita. Quel gol è stato una rivincita per tutte quelle provocazioni che ho subito senza senso, sono contento di aver regalato un momento indimenticabile a una piazza che mi ha dato tanto. Spero che si salvino, anche perché lì c'è Nicola che mi ha lanciato a Bari in Serie B".

Ha mai avuto la possibilità di tornare a Salerno? "Sì, quando sono tornato dalla Cina c'era uno spiraglio per tornare alla Salernitana, ma non se n'è fatto nulla".

A proposito di Cina, ha giocato al Qingdao Huanghai in piena pandemia: che esperienza è stata? "Prima di andare ero un po' perplesso perché era un mondo che non conoscevo, ma quando sono arrivato ho scoperto che sono molto organizzati e preparati anche nel calcio. La pandemia lì è stata gestita bene e le regole venivano rispettate per davvero, non come qui in Italia".

Ci racconta il suo arrivo in Italia? "Avevo 14 anni, mi hanno fatto andare a Roma promettendomi di farmi fare un provino col Milan. Appena arrivato alla stazione Termini una persona mi ha detto di aspettarlo cinque minuti che sarebbe andato a prendere altri amici e mi avrebbe portato a Milano. Ho aspettato ore e ore, ma non è più tornato nessuno; non avevo il telefono, così ho raggiunto la stazione di polizia più vicina che mi ha portato in una casa famiglia".

E lì com'è andata? "All'inizio avevo chiesto aiuto per tornare in Camerun, poi mi sono adeguato. Ho imparato a fare il pizzaiolo, a tagliare l'erba e ho iniziato ad andare a scuola".

Poi iniziarono i primi provini? "Il primo in assoluto è stato con il Napoli, mi ci aveva portato Mino Raiola, all'epoca mio agente. Era il Napoli di Cavani e Lavezza, con Mazzarri in panchina; ero come un bambino in una gelateria. Il provino andò bene e rimasi un anno. Poi decisi di andarmene io, perché uno straniero minorenne e non accompagnato doveva aspettare tre anni per giocare, oppure scendere tra i dilettanti. Così sono tornato alla casa famiglia prima di andare alla Vigor Perconti, lì ho avuto una vetrina importante e ho fatto altri provini con Inter, Udinese, Spezia, Milan. Più avanti ho avuto anche proposte da Psg e Manchester United".

Ha mai scoperto chi era stato a mettere in giro le voci sulla sua presunta età? "Non ho mai approfondito la situazione, ma ho un mio pensiero: quando ero piccolo c'era chi voleva che rimanessi a Napoli, quando ho deciso di andarmene alcune persone non l'hanno presa bene. E guarda caso, la storia dell'età è uscita proprio alla prima convocazione in un derby...".

Cosa si aspetta da quest'avventura con la Lucchese? "E' una sfida per ripartire. Sono arrivato a ottobre e mi è servito un po' di tempo per inserirmi nella categoria, ma stiamo facendo bene. Nessuno sa che nel 2017, quando ho perso mio padre, volevo smettere con il calcio. Poi, parlando con mia madre, ho deciso di andare avanti; da quando non cè più lui io mi sono sentito più responsabile".

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