Quanto è attuale oggi quel coro: «Amami o faccio un Caicedo». C’è il derby all’orizzonte, Immobile rischia di essere ai box, non c’è più Felipao. Nessuno ha dimenticato quel gol, un meraviglioso lampo all’improvviso. Due marzo 2019, fischio d’inizio, la Lazio passa in vantaggio con la rete al 12’ del “Panterone” in una stracittadina finita poi 3-0 con l’esonero Di Francesco. Apoteosi di un eroe, quasi per caso: «È stata la notte più bella della mia carriera nel calcio». Caicedo ora risponde dall’Arabia Saudita, gioca all’Abha, ha da poco compiuto 34 anni, ma è sempre nostalgico: «Qui va tutto bene, soprattutto adesso che ho iniziato a vincere (ride,ndr), ma io sarei rimasto a vita alla Lazio. Non so chi ha deciso che dovevo andare via, ho un grande rimpianto, purtroppo le cose non sono andate come volevo. Eppure il mio cuore è rimasto lì, ho tanti bei ricordi, seguo sempre la squadra e tifo. Sarei tornato e tornerei di corsa a gennaio, se mi richiamassero». I laziali oggi lo invocano: «Lo so, lo so, mi scrivono e io ancora mi emoziono per tutto questo affetto. In particolare, in questa settimana mi sono reso conto che si sta parlando tanto di me perché il bomber si è fatto male. Sarà difficile rinunciare a un fenomeno come Ciro, è un leader assoluto, basta guardarlo». Sarebbe stato tutto più semplice se ci fosse stato un Caicedo a dargli il cambio. Quando c’era l’ecuadoregno, tutti ormai si sentivano in una botte di ferro. Adesso, non c’è più nemmeno Muriqi, che aveva preso il suo posto senza però mai entrare nelle grazie della Nord: «Anche il mio primo anno è stato tosto, ma dopo tutto è andato alla grande. Mi sono ambientato e la storia poi la conosciamo tutti. La Lazio e i suoi tifosi sono una piazza difficile da conquistare, perché sono ambiziosi e guardano sempre in alto. Io ero la riserva di uno degli attaccanti più forti d’Italia, ma con il duro lavoro e l’aiuto di staff e compagni mi sono ritagliato il mio spazio prezioso».

«VINCE IL COLLETTIVO» - In estate non è arrivato un vice-Immobile vero. Cancellieri nasce esterno, da centravanti non ha convinto, è già partito da giorni il toto-sostituto. Ecco il consiglio di Caicedo: «Immobile ha una forza mentale che non ha nessun altro e trascina tutto il gruppo. Secondo me il cambio naturale è Pedro, ha fatto la prima punta in passato. Vedo senz’altro più lui che Milinkovic in attacco. È chiaro che è complicato rimpiazzare Ciro, ma adesso tutta la Lazio ha una precisa identità, gioca con l’intero collettivo e sono comunque convinto possa arrivare fra le prime quattro. Complimenti a Sarri e alla società per il lavoro fatto. Non è scontato lottare contro club con capitali enormi e riuscire sempre ad arrivare in alto». La sua Lazio avrebbe potuto addirittura strappare alla Juve del Comandante lo scudetto: «Maledetto Covid, eravamo forti, solidi in campo e nello spirito. Tutto andava perfettamente. La stagione 2019/2020 era stupenda perché noi tutti credevamo al tricolore, io lo urlavo più degli altri, con coraggio. Per questo, oltre alla gioia del derby, forse il gol più importante che ho fatto è stato quello contro il Cagliari. Ero in estasi, ci diede la stoccata per arrivare in vetta, e poi la rete contro la Juve, prima di quel terribile stop». Dopo la pandemia, non possono e non devono essere poche partite senza Ciro a fermare un altro sogno. IlMessaggero/Alberto Abbate

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