La 27esima giornata riserva una gara molto sentita, una partita che nella storia ha spesso scritto una stagione e su cui sono nate storie importanti che ancora vengono tramandate: è il derby di Roma. Una gara che, in questo momento della stagione, è pesante anche per quanto riguarda gli obiettivi delle due squadre. Lazio e Roma sono infatti in piena corsa per un posto in Champions League e arrivano alla gara, però, con due facce distinte: i biancocelesti sono infatti usciti dalla Conference League a differenza dei giallorossi che si sono qualificati ai quarti di Europa League. Per commentare la stracittadina è intervenuto ai microfoni di Laziopress.it il doppio ex Sebastiano Siviglia.   Che partita ti aspetti da questo derby? Una partita con un peso specifico importante per quello che riguarda il predominio calcistico sulla città e quel che riguarda la corsa alla Champions, perché ci sono sei squadre e tutte coinvolte a strettissimo giro. L'unica che vedo un po' indietro è l'Atalanta, ma la Juve è una di quelle se dovessero ridargli indietro i 15 punti, è al secondo posto, con le romane e le milanesi. Potrebbe essere un'occasione importante per poter dare un segnale forte e raggiungere la Champions. Anche in quello che è stata la partita contro gli olandesi in Conference si può dire che è quasi una manna dal cielo, con la possibilità di concentrarti su queste 10-11 partite. Ci si può concentrare sul rush finale per raggiungere la Champions che sarebbe, vedendo le squadre coinvolte, qualcosa di straordinario.   Chi vedi favorita? Non c'è chi è favorito in un derby, perché è una partita speciale, particolare. Il carico è notevole per entrambi, è difficile acquisire quella spensieratezza per svolgere il compito nel modo migliore. Avrà la meglio chi avrà pazienza e sarà più concentrata. Chiaro che i valori tecnici e di motivazione faranno la differenza, da quel punto di vista penso che se c'è una partita imprevedibile è proprio quella del derby, a volte si sovvertono quelli che sono i pronostici proprio perché chi ha motivazione ha la meglio sull'altra.   Pensi che l'aspetto mentale derivante dall'impegno europeo potrà influire? Inevitabilmente qualcosa ti porta via, sia a livello fisico che mentale. Il discorso di non avere Immobile per la Lazio è qualcosa di importante, parliamo di un giocatore straordinario. Leader e capitano che aveva dato finora un contributo importante nel percorso della Lazio. Viene a mancare un giocatore così straordinario, è un'ulteriore difficoltà per la Lazio. Ma si va a giocare, si inizia da 0-0 ed è tutto da vedere. Ma spesso i pronostici si fa fatica ad azzeccarli, è una partita particolare.   Da difensore come ti spieghi questa crescita a livello difensivo? Si tratta di una crescita generale, è l'organizzazione di Sarri dove la squadra sa difendere bene. Non è solo un reparto che si comporta in un certo modo ma l'intera squadra che lavora affinché la fase di non possesso palla sia un problema per gli avversari. La Lazio ha trovato delle grandi risposte quando si è compattata bene, diventa poi difficile superarla. Si vede ciò nel percorso lungo: è una delle squadre meno perforate del campionato e si capisce come la squadra sia compatta. Non mi sembra giusto incensare solo un reparto e non magari il sacrificio degli esterni o di Luis Alberto, che si comporta bene anche nella fase di non possesso. E' un insieme di fattori che porta a un rendimento così in tutta la stagione, è un collettivo intero che si esprime con compattezza e attenzione notevole.   Il gioco di Sarri sul campo tu lo vedi?  Senza alcun dubbio, ha migliorato molto la squadra dall'anno scorso, quando era altalenante. Io poi prendo in considerazione la partita fatta a Napoli: straordinaria e in casa della prima in classifica. Lì è emerso il lavoro di Sarri, dove ha tessuto il gioco con un fraseggio importante, preciso, che ha messo in difficoltà l'avversario e con questa compattezza che si è vista proprio a Napoli, dove ha messo in difficoltà una squadra che è un rullo compressore e che difficilmente ho visto così in difficoltà.   Rispetto ai derby che giocavi tu, dove la partita era molto sentita, percepisci che sia cambiato qualcosa negli ultimi anni?  Secondo me no, sono cambiati i tempi. Però per me quella passione rimane sempre intatta, ognuno con la propria fede ma sono convinto che sia sempre una partita importante, una stracittadina. A maggior ragione in questa partita, dove le squadre giocano per la Champions e sanno benissimo che la Juventus possa saltare al secondo posto con altre squadre che se la giocano. Escludendo il Napoli, che è ben salda al primo posto, le altre squadre se la giocano. Sono tre punti fondamentali, anche perché più si andrà avanti e più sarà difficile recuperare. Ambiscono entrambe alla Champions ed è notevole come peso specifico, non tanto per la stracittadina quanto per questo.   Un ricordo bello legato a un derby di Roma?  Ce ne stanno diversi, sceglierne uno è sminuirne un altro. Magari la sensazione di un 3-0 sulla Roma con gli avversari al 70esimo scossi per quello che stavamo facendo e noi soddisfatti per il gioco messo in campo. Diciamo che all'epoca non era, poi, la Lazio di adesso. Oggi ci sono valori diversi: all'epoca un 3-0 alla Roma sapeva di tanto. Ma penso anche al gol di Behrami, un ragazzo che arriva dall'Hellas Verona e al suo secondo anno in biancoceleste: c'erano molti giovani, era una Lazio che si stava restaurando. Stava mettendo le basi, infatti, per la Lazio che è adesso. Non ce lo aspettavamo nemmeno noi, ma nel 3-0 facemmo una partita straordinaria e al 70esimo quella sensazione ti lascia un ricordo importante. Ma ce ne sono state diverse di partite, anche il 3-2 già citato di Behrami. Ma anche il 4-2 subito dopo un ritiro abbastanza teso fatto a Norcia nel periodo del terremoto dell'Aquila. Aspettavamo solo il derby e siamo scesi giù così che dopo cinque minuti eravamo 2-0. Difficile scegliere, ma ricordi straordinari con un'intensità enorme che mi porterò dietro, un ricordo indelebile.  

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