Domenica alle 15 la Lazio tornerà in campo in Serie A per la 28esima giornata di Serie A contro il Monza in trasferta: una trasferta sicuramente difficile in un campo che ha messo in difficoltà anche squadre del calibro di Juventus e Inter. Tra i molti ex che condividono le due squadre vi è anche un giocatore prima e dirigente poi che i biancocelesti ricordano sicuramente con particolare affetto: si tratta di Carlo Regalia, nelle fila del Monza nella stagione 60-61 e dirigente della Lazio per cinque anni, compreso quello che lo ha reso uno dei dirigenti migliori in circolazione, quella dei -9. L'ex dirigente è intervenuto ai microfoni di Laziopress.it ricordando proprio i momenti vissuti alla Lazio e commentando la sfida contro il Monza che andrà in scena il prossimo 2 aprile. "Non è una partita facile, anche se la Lazio è più forte ed è un campo dove può fare un risultato positivo. Però il Monza in casa sua è una squadra sicuramente difficile" ha detto proprio a proposito del match che potrebbe nascondere delle insidie dato quanto ha fatto in altre situazioni anche in questa stagione e considerando il progetto che c'è dietro: "Potrebbe negli anni crescere, anche in Serie B è cresciuta velocemente. C'è però da considerare che in Serie A ci sono squadre molto forti e attrezzate, è ovvio che non sarà un percorso facile". 

Il progetto Sarri e lo scontro con Tare

Dal Monza alla Lazio parlando sempre di futuro si è espresso come fiducioso nei confronti del cammino che si sta perseguendo: "Il progetto mi convince, non sarà facile per una società importante come la Lazio in un campionato in cui nulla è facile, ma ci sono i presupposti per crescere e per cercare di vincere dei campionati". E parlando di progetti e di un suo lungo passato da direttore sportivo non poteva non commentare la situazione legata alle voci che vogliono una contrapposizione netta tra Sarri e Tare: "E' una cosa poco bella, le società che vanno bene sono quelle che hanno un gruppo di lavoro affiatato Se uno va a destra e uno a sinistra non se ne fa nulla, è una situazione antipatica che si crea in una società dove l'importante è che si vada tutti verso un'unica direzione". 

Il suo passato alla Lazio: un miscuglio di ricordi

Il direttore sportivo di quella folle stagione in cui la Lazio iniziò il campionato con ben 9 punti di penalizzazione, nella stagione 86-87, non poteva non lasciarsi andare a una serie di ricordi dell'esperienza laziale: "Quella stagione in cui partimmo con la penalizzazione provenivamo da una società nuova e piena di debiti. Riuscimmo a salvarci in una situazione per cui mi tremano ancora le mani. Il popolo laziale che ho conosciuto io penso che non ci sia da nessuna parte. In occasione delle partite che giocammo a Napoli ricordo che molti tifosi invasero l'autostrada e alcuni dovettero fermarsi a vedere la partita a metà strada". Una situazione sicuramente confusa ma in cui la fede laziale aveva trovato la massima espressione: "Ci saranno state migliaia di persone che non sono arrivati lì, son partiti alle 11 del mattino e l'autostrada del sole era bloccata. Un tifo del genere era importante, ci hanno sostenuto per 90 minuti. Nemmeno avevano finito di giocare che già c'erano molte persone sul campo. Ho tanti anni lavorativi alle spalle, ma una stagione come quella non l'ho mai vissuta e per come è finita sono contento di esserci stato da protagonista. In quelle partite i professionisti sono stati tutti, a cominciare dai tifosi. La curva lì che era sempre piena". Un ricordo di una stagione che non era partita nel migliore dei modi: "In quel periodo, peraltro, in palio vi erano due punti a vittoria, non tre. Una penalizzazione di quel tipo era difficilissima da riprendere. Non iniziammo benissimo, poi ricordo che ci riprendemmo e recuperammo quello svantaggio per poi vivere un crollo psicologico da parte di tutti. Abbiamo vissuto una situazione drammatica risolta solo all'ultimo". 

Il rapporto con Fascetti e le basi per la squadra di Cragnotti

Regalia ha poi voluto ricordare il suo rapporto speciale con l'allenatore Eugenio Fascetti, che dopo le stagioni alla Lazio se lo portò anche al Bari qualche anno dopo: "Era eccellente, voleva persone fidate al suo fianco. Sapeva che poteva fidarsi di me come io di lui e con il presidente. Non voleva gente vicino che faceva il doppiogioco. Nelle difficoltà si era creato un gruppo di lavoro eccezionale, affiatato e senza gelosie. E' stato un anno tremendo dove il pubblico è stato grande protagonista della salvezza". Una stagione difficile da cui la società si rialzò nel modo migliore nelle annate successive svolgendo un lavoro ottimo che pose le basi per l'arrivo di Cragnotti e per il progetto Lazio che si concretizzò verso la fine degli anni '90: "La base era partita da lì. Cragnotti è entrato proprio quando ha visto le possibilità dell'organizzazione che si era trovata in mezzo a molte difficoltà, ma anche per finanziare l'eredità di Calleri. C'era un disastro". 

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