Sarri
Photo by Marco Rosi - SS Lazio/Getty Images Via One Football

Sono passate meno di 24 ore da una notizia che ha fatto spaventare il mondo Lazio: un presunto malore del tecnico Maurizio Sarri, affrontato prontamente presso Villa Mafalda, clinica di riferimento della società. La buona notizia è che, subito dopo i controlli, il mister è tornato in campo, tornando a dirigere gli allenamenti e oggi proseguirà con il suo programma.

Le condizioni del mister 

Di Lazio ci si ammala inguaribilmente”. È un morbo emotivo, che colpisce l’anima, e che diventa quasi una fede. Lo sa bene Maurizio Sarri, che anche quando barcolla, resta in piedi. E lo fa per la squadra, per i suoi uomini, per un senso del dovere che travalica il ruolo di allenatore: è il Comandante, e il Comandante non abbandona mai la nave, nemmeno nei momenti più delicati. La giornata di ieri è iniziata con uno spavento, più tra i tifosi che all’interno del club, quando la voce di un presunto ricovero si è diffusa rapidamente. Il tecnico biancoceleste, infatti, al risveglio ha avvertito un malessere, una sensazione di stanchezza che ha spinto lo staff medico a sottoporlo ad una serie di controlli approfonditi. È stato, quindi, accompagnato alla clinica Villa Mafalda, a Roma, per una serie di accertamenti. Ma fin da subito il club ha rassicurato tutti: nessuna emergenza, nessun allarme vero e proprio, solo esami già programmati, legati ad una storia clinica che Sarri conosce bene. Già ai tempi della Juventus, sei anni fa, erano emerse alcune difficoltà cardiache dopo una brutta polmonite e il Covid, che lo avevano costretto a prendersi una pausa e a monitorare costantemente lo stato di salute. Da allora, certi controlli sono diventati parte della routine, necessari per tenere sotto controllo gli acciacchi dell’età – Sarri ha 66 anni – e gli effetti di alcune abitudini di lunga data, come le tante sigarette quotidiane, unite al peso del caldo torrido di questi giorni di ritiro estivo a Roma. Il Comandante ha così saltato la prima seduta di allenamento, affidata al suo vice Giovanni Martusciello e al collaboratore Marco Ianni. Ma il pensiero di non essere in campo con i suoi ragazzi non gli ha mai lasciato la mente. Così, appena terminati i primi controlli – quelli considerati indispensabili – ha fatto una scelta che è più simbolica che medica: niente ulteriori esami, almeno per il momento, perché la Lazio viene prima. Perché c’era un gruppo da guidare, un lavoro da portare avanti, un messaggio da lanciare. Alle 15, il direttore sportivo Angelo Fabiani lo ha raggiunto in clinica e, insieme, sono tornati a Formello. Un’ora dopo, Sarri era di nuovo lì, a bordocampo, impavido sotto il sole, con la consueta tuta scura e il passo deciso. Alle 18.05 in punto ha preso il suo posto accanto ai giocatori, dirigendo con attenzione e passione la sesta seduta di preparazione estiva. Prima dell’allenamento, un breve discorso motivazionale: poche parole, ma sentite. Parole che sono rimbalzate nei cuori dei presenti, come spesso accade quando a parlare è chi non lo fa mai per caso.

Sarri già tornato al lavoro 

Come riporta l’edizione odierna del quotidiano Il Messaggero, il gesto di ieri va oltre il calcio. È l’immagine di un uomo che non si tira indietro, nemmeno quando sarebbe giustificato a farlo. Un esempio per i suoi giocatori, per lo staff, per i tifosi. È la rappresentazione vivida di cosa significhi appartenere davvero ad un progetto, credere in un’idea, incarnare una filosofia di vita, prima ancora che di gioco. Alla Lazio si può star male, sì. Ma è un male che sa di passione. E Sarri, ancora una volta, ha dimostrato di esserne malato. Per fortuna, solo nel cuore.

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