Diversi in tutto o quasi. Sarri e Juric sono i rappresentanti di due filosofie agli antipodi, ma anche allenatori in tuta e dal linguaggio diretto.

Come riportato dalla Gazzetta dello Sport, Juric è il rampollo più rampante di un football verticale di stampo gasperiniano; Sarri è uno dei principali apostoli di un calcio orizzontale inventato da Sacchi e rivisitato nella nostra epoca da Guardiola. Si stimano molto e in passato si sono puntualmente scambiati complimenti. Fuori dal campo, hanno un modo di vedere il mondo che idealmente li unisce: dai principi alla visione della vita, dal valore della gavetta che ha attraversato le vite di entrambi al fatto di sentirsi allenatori di un calcio popolare. E fatto per la gente. Oggi Sarri dovrà scontare un’ultima giornata di squalifica; Juric insegue la terza vittoria di fila, alla ricerca delle conferme che il suo spirito stia pervadendo il Toro.

In cima ai concetti desiderati dal tecnico della Lazio c’è la sublimazione del gusto del possesso, a partire dalla costruzione dal basso. In quelli dell’allenatore granata c’è invece la propensione a rapidi capovolgimenti di fronte con pochi passaggi, senza disdegnare il ricorso al lancio del portiere, per raggiungere velocemente la trequarti. Insegnano un calcio organizzatissimo nella struttura, nella quale gli esterni hanno prerogative diverse: attaccanti aggiunti per il tecnico del Toro, pedine di un disegno più ampio per quello della Lazio. Sarri appartiene di diritto alla categoria dei giochisti, Juric è più una via di mezzo, un ibrido, tra divertimento e risultato.

La differenza sta nella concezione dello spazio: Juric spacchetta il campo in una scacchiera di duelli, uomo contro uomo ovunque, sia quando difende sia quando costruisce; Sarri ribalta il concetto, lo spazio è da sfruttare, quasi utilizzare. L’uomo chiave di Sarri è il play di centrocampo, il metronomo intorno al quale deve girare l’orchestra; per Juric forse un vero epicentro non esiste, certo i due trequartisti sono per lui un ruolo ad altissima sensibilità, ma il suo calcio trova la fonte più sull’intensità e sull’aggressività. Schierano entrambi un tridente, ma differente in tutto: puro per Sarri con il ricorso a una punta centrale in questo momento alla Lazio (Immobile) che attacca lo spazio, nel passato più il falso nove; due trequartisti e una punta più tattica, di equilibrio, per favorire l’innesto dei centrocampisti per il croato. Anche dietro non si somigliano per niente: linea a 4 Sarri, sempre a 3 Juric.

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