Pubblicate le motivazioni della Corte d’Appello: la maxi-riduzione spiegata «matematicamente».

Come riportato dalla Gazzetta dello Sport, aver schierato un positivo in campo e un altro in panchina la settimana dopo per la Corte d’Appello della Federcalcio vale 2 mesi di inibizione per il presidente della Lazio Claudio Lotito e 5 per i due medici biancocelesti Fabio Rodia e Ivo Pulcini. Ora ci sono anche le tredici pagine di motivazioni firmate dal Collegio a Sezioni Riunite, che ha smentito quanto deciso dal precedente appello. Secondo l’organo di appello, quindi, in rapporto alla posizione di Lotito, «tre dei cinque addebiti disciplinari accertati dall’annullata decisione sono definitivamente venuti meno; i due addebiti residui (lettereE e F) sono significativamente ridimensionati nella loro portata oggettiva e la responsabilità del presidente della società va graduata, in diminuzione, rispetto a quella dei medici, in presenza della riconosciuta delega di funzioni». In pratica, su Lotito ricade una responsabilità relativa alla decisione di schierare Immobile in Torino-Lazio e Djavan Anderson come riserva in Lazio Juve, nonostante fossero positivi «almeno a un tampone».

Per la Corte d’Appello, bisognava sostanzialmente rispondere al Collegio di garanzia «rivalutando» le sanzioni dopo il «parziale annullamento» delle decisioni. Che cosa farà ora la Procura federale diretta da Giuseppe Chiné? Lo si saprà nei prossimi giorni, prima si vogliono studiare nel dettaglio le motivazioni. Nel caso, l’interlocutore del ricorso tornerebbe a essere il Collegio di garanzia. Altrimenti si resterà con i 2 mesi a Lotito, i 5 ai due medici e i 50 mila euro di multa alla Lazio.

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