Esclusiva
ESCLUSIVA | Angelo Mellone, vicedirettore RAI1: “Il ciclo di Inzaghi era finito, avrei preferito un allenatore giovane”
E’ intervenuto in esclusiva ai microfoni di Laziopress.it, Angelo Mellone, vicedirettore di Rai1 e grande tifoso della Lazio. Ci ha raccontato le sue sensazioni su Sarri, sul recente passato e sugli obiettivi stagionali.
Ieri c’è stato il trionfo di Inzaghi in Supercoppa contro la Juventus. Sta convincendo tutti Simone, quale differenza nota tra la sua Lazio e l’Inter attuale?
“Sono differenti i giocatori, a me sinceramente piaceva di più il modo di giocare che Inzaghi aveva donato alla Lazio, certamente si tratta di un allenatore che ha un approccio meno ideologico di Sarri agli schemi di gioco. Nel senso che fa il minestrone con gli ingredienti che ha, e di solito lo fa bene”.
Quando quest’estate è andato via, cosa ha pensato, e soprattutto era sorpreso nel vederlo andar via dalla sua Lazio?
“Ho pensato che era finito un ciclo, il cui annuncio della fine era stato posticipato almeno di un anno. Inzaghi ha detto che dai calciatori della Lazio aveva ottenuto tutto il possibile e non avrebbe avuto senso continuare. Io credo che si riferisse più alla società che ai giocatori… secondo me era sincero, in lui si è mosso anche il cuore del tifoso, perché Inzaghi è laziale come lo può e deve essere uno sportivo che per vent’anni lega la propria esistenza a quella di una società, una e sola. Ovviamente né a me né a nessun altro è piaciuto il modo piuttosto notturno, surreale, carbonaro con cui Simone ha lasciato squadra e tifoseria dopo l’ennesima dichiarazione di amore imperituro, vero è che la verità su questa vicenda la sanno lui, il presidente della Lazio e forse il direttore sportivo. Comunque credo anche io che abbia fatto bene a cambiare aria, sia per la Lazio sia per se stesso, i modi sono rivedibili però”.
È arrivato Sarri, secondo lei il presidente Lotito, questa scelta l’ha fatta per dare un segnale all’ambiente e allo stesso Inzaghi o per rispondere alla parte giallorossa della città che quale settimana prima aveva annunciato Mourinho?
“Io avrei preferito che arrivasse uno più giovane e “avvelenato” come Italiano che, difatti, alla Fiorentina sta facendo benissimo. Fra l’altro Sarri era stato prima corteggiato poi scaricato dalla Roma, che gli ha preferito l’ex Special One. Non lo so, quando è stato dato l’annuncio, non è che io abbia avuto grandi fremiti di godimento… Mi sono messo sulla riva del fiume, ad aspettare”.
La convince Sarri? crede sia l’allenatore giusto per il post Inzaghi? Se sì, pensa possa portare i biancocelesti a fare il salto di qualità?
“In campo ci vanno i giocatori, non gli allenatori, per quanto bravi o geniali possano essere. Aspetto le prossime sessioni di calciomercato”.
Finora in campionato la Lazio ha segnato tanto, ma allo stesso tempo ha la quintultima difesa del campionato, dove pensa debba migliorare, nei giocatori o nel modulo?
“Sia nei giocatori, evidentemente non adatti al modulo di Sarri, sia nel modulo stesso che Sarri deve adattare a una squadra che non ha ancora giocatori ritagliati alla perfezione sulle sue esigenze. Ecco, mi sorprende che uno come Manuel Lazzari sia stato messo ai margini senza troppi fronzoli già alla terza o quarta giornata…”.
Se fosse in Sarri e conoscendo le difficoltà nel fare mercato, quale giocatore chiederebbe al presidente, e a quale giocatore invece non rinuncerebbe?
“La Lazio ha bisogno come il pane di un portiere, di un centrale, di un terzino sinistro e di un attaccante che segni con o senza Immobile accanto. Io avrei fatto carte false per prendere dal Cagliari sia Cragno, che per me resta un fenomeno, sia Joao Pedro, uno che assicura una impressionante continuità di gioco e di risultati. Di chi non mi priverei? Lupo Alberto e Sergio, ovviamente. Immobile non lo dico, perché sono certo che finirà con la Lazio la sua carriera”.
Dove pensa possa arrivare questa Lazio, secondo lei può veramente nascere un ciclo vincente?
“Sai che non so rispondere a questa domanda? Secondo me quest’anno sarà un successo se arriveremo sesti… poi, bisogna vedere cosa succede con l’Europa League e con la Coppa Italia”.
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ESCLUSIVA | Manfredonia: “Sarri sta facendo un ottimo lavoro con una rosa non di primissimo piano. Derby? Giocarlo un grande sogno per un ragazzo di Roma”
Una partita che non ha bisogno di presentazioni, una gara che “ferma” l’intera città di Roma. Questo è Lazio-Roma, il Derby della Capitale. Alle 18:00 è in programma, allo Stadio Olimpico di Roma, il fischio d’inizio, tra due squadre reduci da differenti stati d’animo dopo i risultati dello scorso giovedì in Europa. In vista della stracittadina, valida per la 27° giornata di Serie A ed importante in chiave corsa ad un posto in Champions League, la redazione di LazioPress.it ha intervista, in esclusiva, un doppio ex che ha vestito entrambe le maglie nella sua carriera: Lionello Manfredonia. Cresciuto nelle giovanili biancocelesti, trascorre ben otto stagioni con la maglia della Prima Squadra. Prima di approdare poi in giallorosso per tre anni, Manfredonia indossa per due stagioni la maglia della Juventus, conquistando anche lo Scudetto nella stagione ‘85/’86.
La Lazio alterna grandi vittorie e prestazioni, come quella di Napoli, o contro Milan ed Atalanta, a partite sottotono dove lascia per strada punti preziosi. Qual è il suo pensiero sul lavoro svolto da Sarri fin qui?
“Sarri sicuramente sta facendo un ottimo lavoro pur avendo una rosa non di primissimo piano. Romagnoli sembra un giocatore pienamente recuperato dopo le opache stagioni al Milan, Patric un giocatore che sta migliorando di partita in partita”.
Anche la Roma, nei risultati, ha degli alti e bassi. In termini di gioco invece, quali differenze ci sono tra la squadra di Mourinho e quella di Sarri? Chi tra questi due grandi allenatori vede avanti nel proprio percorso?
“Anche la Roma ha una rosa ristretta, ma quando ci sono tutti può fare grandi partite, come contro il Salisburgo in Europa o la Juventus in campionato”.
Da doppio ex di Lazio e Roma, com’è vivere l’attesa, la settimana del Derby della Capitale da calciatore? Che sensazioni, emozioni ha provato?
“Per un calciatore che nasce nel vivaio di Lazio o Roma l’impatto emotivo alla stracittadina è diverso da chi viene da fuori. Se le cose vanno male, il tifoso lascia perdere gli “stranieri” e critica i giocatori locali. Per me è stato più semplice disputare il derby di Torino, molto meno coinvolgente. Ma comunque rimane un grande sogno per un ragazzo di Roma poterlo disputare”.
Tra Lazio e Roma ci sono solo due punti di differenza e, insieme ad Inter, Milan ed Atalanta, sono in piena lotta per un posto nella prossima Champions League. Tre posti per cinque squadre, quante possibilità hanno i biancocelesti di qualificarsi? Che lotta vede per queste 12 giornate che rimangono?
“È un campionato strano, svoltosi in due fasi, prima e dopo il Mondiale. Anche le piccole squadre tolgono punti alle grandi, solo il Napoli è al di sopra di tutti. Parecchi infortuni poi hanno condizionato le squadre, vedi Immobile nella Lazio o Dybala nella Roma. Entrambe possono rientrare nelle prime quattro”.
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