Rassegna Lazio
CorSera | I biancocelesti non sfondano, i lombardi decimati reggono
Nove malati, ma non tutti per Covid . E allora bisogna giocare, con un centravanti del 2001 (Piccoli, sostituto di Zapata e Muriel) e addirittura con il difensore neo maggiorenne Scalvini, 18 anni compiuti a dicembre, mai una partita da titolare in A, come centrocampista. Non c’è da stupirsi se, in queste condizioni, l’Atalanta prenda il pareggio contro la Lazio quasi come se fosse una vittoria. A Gasperini è stato sufficiente mettere assieme 11 giocatori per resistere, benché fosse partito per Roma solo in tarda mattinata, aspettando l’esito degli ultimi tamponi. Un blitz lungo 12 ore appena, chiuso con due debuttanti in campo (De Nipoti e Sidibe) e senza correre rischi, tranne il meraviglioso palo di Zaccagni.
I confronti tra Lazio e Atalanta sono storicamente carichi di tensioni e gol, invece nel primo tempo non c’è nemmeno un tiro, né in porta né verso le porte. Gasperini, al quale mancano centrocampisti e attaccanti, mette là in mezzo proprio Scalvini; lo contrappone a Milinkovic-Savic, al quale fisicamente tiene testa, e limita il serbo. Sarri non ha niente da Felipe Anderson né da Immobile, solo Zaccagni e un po’ Hysaj provano a affondare sulle fasce, senza successo. Piccoli, l’altro giovane, tenta di farsi largo, ma Miranchuk lo abbandona a se stesso. Zero di tutto: quasi scontato.
Il palo di Zaccagni al 19’ della ripresa – controllo orientato e tiro al volo, il colpo più bello della partita – accende almeno un po’ la contesa. Anche perché la stanchezza cresce, le squadre si allungano, l’Atalanta continua a perdere pezzi (si fa male anche Miranchuk). Gasp se ne inventa di tutte: Mahele, appena guarito, in mezzo al campo, poi Pezzella trequartista, infine i ragazzini e quasi le barricate. Stupisce l’incapacità della Lazio si creare una sola manovra d’attacco. E i tifosi, pochi ma arrabbiati, salutano chiedendo acquisti: «Lotito, caccia li sordi». Corrieredellasera.it
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Calcio
TMW | Lazio, serve un reset completo. E il (pessimo) calendario fino alla sosta non aiuta
Pochi giorni per resettare tutto. Provare a spegnere e riaccendere la spina, sperando di cancellare quanto di sbagliato fatto da agosto in poi e ritrovare nella memoria (stile console degli anni Novanta) solo le buone cose dell’anno scorso. La Lazio, mai partita così male nell’era dei tre punti, a Formello cerca di svegliarsi dall’incubo che sta vivendo: tre ko, un pareggio e una sola vittoria in Serie A, la zona retrocessione dista solo un punto. Serve ritrovare lucidità mentale, entusiasmo, freschezza fisica, le giuste distanze in campo e la voglia di attaccare la profondità: insomma, non problemi banali. A complicare una situazione già molto delicata, c’è il calendario della Lazio. Che mercoledì ospiterà all’Olimpico il Torino, avversario sempre molto ostico per i biancocelesti: per la fisicità e il modo di stare in campo di Juric, non sarà una partita semplice. Poi sabato Immobile farà visita a San Siro rossonero prima delle ultime due gare che ci portano alla sosta: Celtic a Glasgow e soprattutto Atalanta a Roma. Due big match nel periodo più difficile degli ultimi anni, con in mezzo la prima trasferta del girone di Champions. Che a oggi non può essere la priorità della Lazio, che deve prima risollevarsi in campionato. TuttoMercatoWeb/Riccardo Caponetti
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