L'ex biancoceleste Giuseppe Signori è intervenuto ai microfoni di Radiosei per parlare della prima che c'è stata a Bologna del suo docu-film Fuorigioco, una storia di vita e di sport. Queste le sue dichiarazioni: "Ieri sera c’è la stata la prima a Bologna del mio docu-film. C’è stata tanta emozione, anche negativa nel ripercorrere quanto avvenuto in questi dieci anni. Ora devo trasformare le lacrime in gioia, l’obiettivo adesso è quello di ripartire alla grande recuperando il tempo perso. Il fatto non sussiste è la mia più grande vittoria. Il segnale d’amore che mi ha sempre legato alla Lazio nasce con quella manifestazione collettiva dei tifosi che hanno imposto la mia permanenza. Il resto credo di averlo fatto in campo, con poche polemiche e tanti gol. Alla fine è quello che contava". Dopodiché Signori ha aggiunto: "Quando giocavo, quando sono passato al Bologna, non ho percepito che una generazione di persone è cresciuta con la mia Lazio. Essere un portabandiera di una generazione è una cosa fantastica. Se non ci fosse stato quel problema con Eriksson sarei rimasto a vita alla Lazio. Stavo talmente bene che non pensavo all’addio. Futuro? Il mio sogno resta quello di riprendere il discorso per diventare tecnico. Le difficoltà ci sono, ma credo di poter essere un importante insegnante per giovani calciatori. Se così non fosse aprirò una mia accademia, dei progetti ce ne sono”.

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