Le lacrime della famiglia Mihajlovic a bordocampo confluiscono tutte nella commozione dell'intero Stadio Olimpico, unito nel toccante ricordo di Sinisa, poco prima del fischio d'inizio di quella che resterà per sempre la sua partita. Il sapore di questo Lazio-Bologna di Coppa Italia è stato diverso, intenso, tremendamente romantico. Prima di lasciare spazio al dominio biancoceleste in campo. Maurizio Sarri stacca il biglietto per i quarti di finale attraverso una prova matura, finalmente per 90' e forse l'1- 0 gli va anche stretto. Perché la Lazio è di gran lunga padrona del campo tra fraseggi stretti e un ritmo sempre incalzante, soprattutto dopo il gol del vantaggio. Un po' un déjà-vu di quello visto nell'ultimo derby: Sosa, come Ibanez, decide di ingaggiare l'uno contro uno con Pedro in area di rigore, stessa porta e stessa porzione delicatissima di campo. Anche il risultato è identico: pallone rubato dallo spagnolo e imbucata centrale per l'ennesimo centro di Felipe Anderson, forse mai così decisivo come in questo ruolo da finto centravanti. Che Sarri abbia davvero trasformato un altro giocatore in pieno stile Mertens? Può darsi, considerato che il brasiliano è diventato un giocatore totale, difficile da marcare per via dei pochissimi riferimenti che concede. Un passaggio del turno preparato con intelligenza da Sarri che rinuncia al turnover, forse anche memore delle recenti scottature dei colleghi Stefano Pioli e Luciano Spalletti eliminati con Milan e Napoli. Ma non solo, gli altri motivi li elenca lo stesso tecnico biancoceleste: «Visto che la prossima gara la giochiamo tra cinque giorni ho deciso di dare un messaggio alla squadra: manifestazione importante, giocano giocatori importanti. Senza un attaccante centrale la prima mezz’ora non è stata semplice ma abbiamo fatto bene. Non abbiamo concesso nulla e quindi quella di oggi (ieri, ndr) è una buona prestazione». La sua Lazio gli restituisce una prova completa contro un Bologna quasi mai pericoloso e spesso inerme davanti alle continue accelerazioni laziali. Che hanno in Pedro e Zaccagni le frecce continuamente pericolose, contro una difesa emiliana in affanno soprattutto tra Cambiaso e Sosa, autore dell'errore decisivo: «Non sapete quanto mi piaccia questo ragazzo - ha fatto scudo Thiago Motta nel post gara -. Dopo l’errore ha avuto ancora più voglia di mettere in difficoltà gli avversari, lui lo sa quanto mi piace e ho apprezzato il suo carattere in questa occasione. L’attitudine che ha dimostrato all’Olimpico è quella giusta. La partita a Udine è stata diversa e abbiamo giocato in un altro modo. Dobbiamo andare più a contrasto ed essere più cattivi sfruttando il recupero palla. Per poter competere contro queste squadre però dobbiamo alzare il livello». La stessa asticella che dovrà alzare in chiave Champions League la Lazio martedì prossimo in casa contro il Milan. E a Sarri, questa crisi rossonera, toglie serenità: «Sì, sono preoccupato. Il Milan è una squadra forte, prende tre schiaffi e avrà una reazione di grande livello. Sarei stato più contento se avessero vinto loro 3-0». Anche se con questo Luis Alberto c'è la sensazione di potersela giocare con tutti: «Sta diventato un giocatore totale - prosegue il tecnico biancoceleste -, non ci fa mancare niente in questo momento, è fenomenale. Lui sa benissimo che per lui al momento non c'è mercato, non ci sono possibilità. Vado avanti da due mesi nel dire che è il giocatore più in condizione fisica e mentale. Milinkovic-Savic? Non è al top della condizione, ma sta giocando in maniera più completa». E con Tare il gelo continua: «Io non mi devo chiarire con nessuno, se si parla di sensazioni mie io riporto i miei pensieri e penso di non doverli chiarire con nessuno. Non ho bisogno di spiegare niente». TuttoSport

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