AGGIORNAMENTO ore 10.40 - Dopo i video sulla storia laziale mandati in onda ad inizio incontro, la parola passa ai due calciatori.

Entrambi hanno raccontato gli inizi.

Provedel: "Quando avevo la vostra età avevo iniziato a giocare in una società e l’ho vissuto come una passione, mi divertivo. Non lo vedevo in altri modi, anche se il mio sogno era arrivare in Serie A. Alla base c’è sempre stato il divertimento e la passione".

Khellas: "Per me è lo stesso, quando ho iniziato l'ho fatto per la passione e divertimento. Poi, piano piano, con gli anni, sono arrivata alla Lazio. Quando ho cominciato io a fare calcio non si sentiva parlare di quello femminile, non avevo visto mai una partita in tv. Ora è diverso, si trovano informazioni ovunque e per me è molto bello, spero che avremo ancora più spazio. Quando ero piccola molto più persone mi dicevano che il calcio era per gli uomini ma non mi interessava, avevo il mio sogno e questo era l’importante".

Qualità per diventare un grande atleta.

Khellas: "La passione su tutte. Senza passione non possiamo impegnarci a fondo in ciò che facciamo. La seconda qualità è non mollare mai, ci saranno sempre dei problemi e degli errori nella vita, ma la cosa grave è mollare davanti alle difficoltà".

Provedel: "Concordo con lei. Alla base di ogni professione c’è la passione e l’impegno, le difficoltà ci sono sempre e non bisogna fermarsi. Bisogna coglierle come opportunità per migliorare. Per essere atleti o bravi in qualunque cosa bisogna continuare nell’impegno senza mai fermarsi o intimorirsi davanti alle difficoltà”.

Momenti difficili in carriera e chi ha dato loro una mano per superarli.

Provedel: "Ce ne sono tanti, anche se non sembra. Il più difficile quando avevo 23 anni e mi sono rotto la tibia, ci ho messo tanto a rientrare e a riprendere la forma. Ho anche pensato di smettere. Mi hanno aiutato famiglia ed amici, mi hanno spronato perché hanno visto tutti gli anni che ho speso inseguendo il mio sogno. Non bisogna smettere di credere nel proprio sogno, ho continuato e ho avuto la fortuna di riprendermi e fare ancora meglio di prima".

Khellas: "Anche io mi sono fatta male, mi sono rotta il crociato. È stata la cosa più difficile della mia carriera di calciatrice, ma ho avuto vicino la mia famiglia che mi ha aiutato a tornare in campo”.

Consigli per gestire la rabbia in campo. Provedel: "Tirare fuori l’energia. In campo abbiamo tantissima voglia di far vedere il nostro potenziale, ma non deve essere motivo per andare nel pallone o su di giri. Fa parte del gioco, è normale sentire delle cose e ognuno le esterna in modo diverso. L importante è capire che ciò che si sente è positivo e bisogna trasformarlo in energia per fare ciò che ti piace o aiutare qualcuno in difficolta per portarlo al tuo livello. Ti farà sentire sempre più consapevole e in grado di gestirti". Come ci si sente ad essere riconosciuti ovunque e con la gente che invade la vostra privacy? Khellas: "Per noi della femminile non è la stessa cosa. Ma quando mi dicono che sono contenti di vedere una calciatrice sono tanto felice di riuscire a trasmettere la mia passione". Provedel: "A me piace, nonostante sia una persona riservata. Il fatto di essere conosciuto in occasioni come quella di oggi per condividere delle cose con voi mi rende orgoglioso perché posso trasmettere valori a dei ragazzi affinché riescano a realizzare i loro sogni. Se anche solo con una parola posso aiutarvi, lo faccio volentieri e mi piace molto".

A seguire prende la parola Bernabè e parla di Olympia: "E' un regalo del presidente Lotito. È il simbolo dell’Impero Romano. Perché l'aquila? Significa potere. Non è un’aquila presa in natura, è nata in cattività e l’ho fatta nascere io che ho un allevamento, è una mia passione. Il mio consiglio per voi è fare ciò che vi appassiona, la vita la passiamo a lavorare e se il tuo lavoro non ti piace è finita. Per il volo all’Olimpico c’è un gran lavoro dietro perché non è un ambiente naturale per lei. Essendo nata in cattività, psicologicamente lei non sa di essere un’aquila anche perché appena ha aperto gli occhi ha visto un uomo, non la sua mamma. Il suo lavoro alla Lazio non è solo allo stadio. Il Presidente Lotito è la persona più solidale del mondo, mi ha dato un lavoro e la felicità portando Olympia alla Lazio. Io sono nato con un problema ai piedi e non potevo giocare a calcio, così ho fatto altro: tiro con l’arco. Non solo il calcio è interessante, dovete trovare ciò che è giusto per voi”.

Perché la Lazio ha l'aquila come simbolo e perché si chiama Olympia l'ha invece spiegato Maurizio Manzini, che ha ricevuto un grande applauso per i suoi 60 anni in biancoceleste: "Il nostro simbolo è l’aquila perché è un animale vola sempre in alto, raggiunge vette incredibili ed è ciò che ritroviamo in noi come squadra, gruppi e individui. Tendiamo sempre a salire e emergere. Dobbiamo tentare di salire sempre con le proprie forze senza affossare qualcuno. Si chiama Olympia perché attraverso questo nome e la sua tendenza si ritrova lo spirito olimpico, quello spirito che ti porta ad arrivare in cima all’Olimpo". E Bernabè aggiunge: "Quando arrivò alla Lazio aveva tre nomi: Olympia Libera e Victoria. Quando arrivò Lotito fece scegliere ai tifosi e scelsero Olympia". Anche il direttore della comunicazione biancoceleste Roberto Rao si intrattiene con gli studenti per dare loro un messaggio significativo: "Nei nostri comunicati scriviamo che il razzismo è anacronistico e spesso i giovani si trovano a cantare canzoni di cui non conoscono il significato solo perché va di moda. So che è difficile, ma bisogna pensare con la propria testa: non dite o scrivete o cantate mai cos’è di cui non conoscete il significato. Non fatelo mai. Mi raccomando".

“Dalla scuola allo stadio, il modo giusto per sostenere lo sport”,  torna l’iniziativa del club laziale che consiste in un vero e proprio “tour biancoceleste” all’interno delle scuole elementari e medie inferiori di Roma e provincia che vedrà il coinvolgimento dei rappresentanti delle squadre maschili e femminili e di Olympia. 

Oggi l’appuntamento è presso l' Istituto I.C. Via N.M. Nicolai, Via Tino Buazzelli 120, e all’evento hanno preso parte il portiere biancoceleste Ivan Provedel e Armelle Khellas, difensore della Lazio Women.

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