Massimo Maestrelli ha recentemente fatto una disamina della situazione attuale della Lazio. Riflettendo sulle sfide passate e valutando le prospettive future, il figlio dell'illustre allenatore che guidò i biancocelesti al titolo italiano nel 1974, ha condiviso i suoi pensieri durante una trasmissione su Radiosei.

Queste le sue parole:

"Sembrano passati 20 anni dal secondo posto dell’anno scorso. Mi ricordo l’emozione, la gioia del traguardo che non si raggiungeva da anni. Si immaginavano prospettive diverse. Sapevo fosse un anno difficile perché sarebbe stato complicato migliorare, ma sembrano passati 20 anni. L’altra cosa che mi spaventa e un po’ mi tranquillizza è che io credo che questo sia l’anno zero. O si precipita o ci si solleva, non ci sono vie di mezzo. O si punta al grande obiettivo o si rischia di vivere l’anno più difficile degli ultimi 20".

Sulla stagione 

"C’era stata una crescita costante negli ultimi anni, Sarri come allenatore, il secondo posto. Quest’anno è andata male ma siamo stati anche sfortunati. Se Immobile fa l’1-0 a Monaco loro tre gol non te li fanno neanche se stanno dieci giorni dentro al campo. Quando l’annata è negativa gli episodi non vanno a tuo favore. La Lazio ha perso tanti punti del cavolo in partite alla portata".

"Chi ha in testa cosa fare è il presidente. Non è uno sciocco, tutt’altro. Non ricordo una società con due dimissioni nel giro di così poco tempo. Sarri e Tudor hanno cambiato senza un piano b lasciano i soldi per strada. Le dimissioni mi lasciano un po’ così. La cosa che mi fa male è che la gente vada via la Lazio. Non abbiamo più quell’appeal che abbiamo sempre avuto. Questo mi preoccupa e mi dispiace al tempo stesso. È un momento di passaggio. Faccio l’esempio di Roberto Rao di cui ho molta stima e anche lui alla fine è scappato dalla Lazio".

"Secondo me l’ultima campagna acquisti è stata positiva, quindi ci sarebbe anche modo di fare bene. Basterebbe volerlo. La Lazio è un punto di arrivo e non un punto di partenza. Chiunque vada via, sbaglia. A Milano o a Torino sicuramente vinci, ma dopo un giorno nessuno si ricorda di te. Alla Lazio si diventa immortali".

Su un possibile ruolo in Società 

"Mi sono emozionato quando ho sentito il ministro Abodi in una occasione pubblica importante fare il mio nome e chiedere che possa essere inserito nella Lazio. Non ci sono stati contatti e non so cosa pensi il presidente Lotito. Ma se in 20 anni non c’è stato nulla vuol dire che non ci sono le premesse. A me piace il contatto con la gente e sono grato di questo".

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