Domenica sarà passato mezzo secolo dall'impresa che ricordano tutti, anche chi non era ancora nato. Lo scudetto del 1974 è storico, la Lazio di quegli anni era caratterizzata da giocatori spregiudicati e talentuosi che spezzarono il dominio delle squadre del Nord. In occasione della sfida contro l'Empoli alle 12.30 ci saranno celebrazioni speciali per l'importante ricorrenza che sta per arrivare, tra tutte la riunione di chi è rimasto. Già, perché la squadra del 1974 è stata anche una squadra maledetta. Ne sono morti tanti, e tanti se ne sono andati troppo presto: Maestrelli, Re Cecconi, Frustalupi, Chinaglia, Facco, Pulici, Wilson, D'Amico. 

Oddi ricorda i suoi compagni del 1974

“Siamo rimasti in pochi e domenica saremo a festeggiare all'Olimpico" dice Giancarlo Oddi in esclusiva a La Repubblica. 

Il più forte era Frustalupi. Ambidestro, era il nostro regista ma aveva anche la capacità di coprire davanti alla difesa. Certo, correva molto meno di Re Cecconi: Guendouzi mi ricorda Luciano.

L'amicizia con Chinaglia mi manca moltissimo. Giorgio era insopportabile in campo, se non faceva gol non parlava per giorni. Fuori dal campo una persona generosa, quasi ingenua. Siamo stati come fratelli fino alla fine. Aprimmo perfino un negozio di articoli sportivi, “il 5 e il 9”. I suoi ultimi mesi in Italia li ha vissuti a casa mia a Roma, abbiamo giocato a carte come ai vecchi tempo. Sono convinto che se fosse rimasto qui avrebbe vissuto di più. Un anno dopo la morte l'ho riportato in Italia, ora riposa nella tomba di famiglia di Maestrelli e lì c'è anche Wilson.

I ricordi del difensore sugli attaccanti da marcare

Oddi, come è normale che sia, si lascia trascinare dai vecchi ricordi e confessa che l'amicizia con Chinaglia è iniziata tramite un gavettone, fatto da Long John, che all'epoca giocava in Serie C e Gigi Riva. Proprio partendo da Riva, Oddi ricorda anche i calciatori che doveva marcare: 

Riva non dovevo marcarlo, ma su punizione tirava siluri e avevamo paura di metterci in barriera. Una volta mi ha sfiorato la faccia, potevo rimanerci. 

Boninsegna? Con lui fu una guerra. Mi minacciava di lasciarmi il segno, ma io gli rispondevo per le rime con le parole e i tacchetti. 

Anastasi con me non ha mai fatto gol. A parte una sola partita in cui ne fece tre. 

Zigoni era forte, ma con me non si passava.

Pelè o Maradona? Oddi racconta un aneddoto

Ad un uomo di calcio non puoi esimerti dal chiedere chi preferisse nel paragone più famoso di sempre: chi sceglie tra Pelè e Maradona? Oddi risponde che preferisce il primo poiché più completo: 

Per me un vero mito. Lo vedevo giocare nel ristorante dove c'era l'unico televisore del mio quartiere, il Tufello. E poi ci ho anche giocato contro quando l'estate prima dello Scudetto andammo in tournée negli Stati Uniti. Marcavo il loro centravanti, Eusebio, con cui ho avuto qualche screzio fino a che Pelè, per rimettermi in riga, non mi entrò sulle gambe con il piede a martello. Ho cominciato a inseguirlo per il campo, prendendolo anche a maleparole. Maestrelli e Lovati mi dicevano di stare calmo, che quello era Pelè. Poi in una fase di gioco me lo sono trovato davanti e ho pensato di stenderlo, invece lui ha fatto passare il pallone alla mia destra ed è scattato a sinistra, non ci ho capito niente. Ovviamente, i miei compagni mi presero in giro.

Maestrelli era il segreto di quella Lazio

Infine, un ultimo e doveroso pensiero a Tommaso Maestrelli: 

Era il segreto di quella Lazio, un uomo straordinario. Con un semplice sguardo capiva tutto di ognuno di noi e con poche parole risolveva i problemi, che in quella banda di scapestrati erano parecchi. Il mister era anche un grande innovatore del calcio, in Italia non si era mai vista una squadra che giocava con due soli difensori puri, io e Wilson, e tutti gli altri all'attacco. Tra di noi dicevamo che l'Olanda di allora, quella di Crujiff, ci copiava. Ora abbiamo una chat con i figli di quei miei compagni: sono lo zio un po' di tutti.

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