Sempre la solita storia, la Lazio si ferma sul più bello. Quando sembra aver trovato una fisionomia definitiva con una buona solidità difensiva, ecco riemergere antichi difetti e vizi strutturali. Come dopo la pausa per il Covid-19 bloccò il volo della Lazio di Inzaghi nella lotta per lo scudetto, il lungo stop per il mondiale sembra aver fatto perdere tutte le certezze faticosamente acquisite dal gruppo biancoceleste. La Champions resta a tre punti ma le ultime prestazioni lasciano poche speranze anche perché l’involuzione comincia a preoccupare, così come i cali di concentrazione sempre più frequenti. Intendiamoci, la Lazio è partita con un nuovo progetto, non ha il dovere di entrare tra le prime quattro ma almeno lottare per un posto nell’Europa che conta è un traguardo giustificato anche dai cinquanta milioni spesi in estate dal presidente Lotito. Molti dei quali sono bloccati in panchina: Maximiano (10), Cancellieri (8), Marcos Antonio (8) e Gila (5) non hanno risposto alle aspettative come si pensava. Sarri deve fare di più per valorizzare questi elementi, oltre a provare a derogare qualche volta a uno spartito che la squadra sembra non riuscire a interpretare per tutti 95 minuti di gioco. Cambiare significa essere umili e migliorare dagli errori per non ripeterli non come si continua a fare da inizio stagione. Detto delle colpe del tecnico che deve incidere di più, così come quelle dei calciatori che devono evitare errori da principianti, resta la società a dover aiutare la Lazio. Lotito deve essere più presente e magari dare una mano al tecnico facendo un ulteriore sacrificio per provare ad avvicinare le rose delle prime quattro. Terzino sinistro (Luca Pellegrini o Valeri), vice Immobile (Bonazzoli o chi si vuole), due piccoli investimenti intervenendo sull’indice di liquidità per togliere alibi a giocatori e allenatore. Tocca al presidente dare la scossa. Il Tempo/Luigi Salomone

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Il Tempo | Lazio in crisi di rigetto