Sarri alla ricerca della Lazio perduta quasi ci fosse una crisi di rigetto. Sette punti nelle ultime sei partite, sei gol segnati, dieci reti subite. Che fine ha fatto la squadra che aveva acceso i sogni dei laziali? Si è smarrita, ingoiata da quei cinquanta giorni di sosta per la Coppa del Mondo che avrebbe dovuto rafforzare schemi e convinzioni e che, al contrario, ha annacquato le certezze rafforzando i dubbi latenti. Il percorso fino alla fine di ottobre era stato virtuoso, con la brillante vittoria ottenuta contro l’Atalanta a segnare l’apice di una scalata che appariva inarrestabile; la sbandata casalinga contro la Salernitana era sembrata causale al cospetto dell’esaltante vittoria con la Roma, ottenuta cambiando il copione abituale; la successiva affermazione con il Monza - stentata, di misura, in extremis - aveva rinvigorito la classifica senza accendere troppi interrogativi. Tuttavia il tragitto delle ultime tre tappe è stato avaro di punti e ricco di recriminazioni; la pesante sconfitta di Torino contro la Juve era passata quasi in secondo piano con l’imminente inizio del Mondale. Così come era passato in secondo piano il declassamento dall’Europa League alla Conference League, con l’impegno europeo vissuto come un gravoso intralcio piuttosto che come una preziosa opportunità. Arrivati alla sosta, il quarto posto in classifica era stato accolto con rassicurante ottimismo considerando il lungo periodo che la squadra avrebbe avuto a disposizione per poter lavorare al meglio; quaranta giorni per spiccare il volo ottimizzando un lavoro quotidiano, costante e prolungato. La falsa ripartenza contro il Lecce e il deludente pareggio ottenuto contro l’Empoli hanno certificato che i problemi della Lazio risiedono altrove, e non sono ascrivibili ai numerosi impegni infrasettimanali. Troppe rimonte subite, troppi punti gettati al vento, con una squadra che fatica a restare in partita per novanta minuti e palesa preoccupanti blackout che finiscono per danneggiare prestazioni - pur buone - in maniera irrimediabile. Problema fisico e mentale, sembra un film di zemaniana memoria, dove la spasmodica ricerca dell’estetica finisce col penalizzare una praticità machiavellica; il dogmatismo sarriano non prevede cambi di schemi, il copione è sempre lo stesso e va ripetuto all’infinito tenendo lontana quella duttilità che in certe occasioni sarebbe potuta essere utile alla squadra senza generare fraintendimenti tattici. Sarri, oltre che essere un tecnico preparato, è un uomo illuminato: saprà riprendere la rotta tracciata nei primi mesi di campionato quando - nelle prestazioni della Lazio - era riuscito a coniugare forma e sostanza. Ma arrivati a questo punto, sarà necessario agire in fretta: il campionato non aspetta nessuno. Intanto ieri seduta di scarico in vista della trasferta di Reggio Emilia contro il Sassuolo alle 12.30. Oggi riposo, domani la ripresa per cominciare studiare la sostituzione di Lazzari che sarà squalificato oggi dal giudice. Il Tempo/Simone Pieretti

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