La Lazio da martedì è finita nell'occhio del ciclone con la squadra inizialmente mandata in ritiro punitivo, poi sono arrivate subito dopo le dimissioni di Maurizio Sarri e solo mercoledì mattina è arrivato il comunicato ufficiale della società che accettava le dimissioni del tecnico ed affidava la squadra al suo vice, già di per sé situazione surreale. Ancora non sappiamo se Martusciello rimarrà sulla panchina della Lazio fino a giugno, con lo staff di Sarri che sarebbe pronto a dimettersi dopo la trasferta di sabato contro il Frosinone, la situazione è perciò tutta in divenire. Con Riccardo Mancini, telecronista per Dazn, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, abbiamo cercato di fare il punto sul passato, presente e futuro della Lazio:

Facciamo un passo indietro, tu hai anche commentato la partita contro l’Udinese, cosa si era rotto nella Lazio? Alcuni giocatori remavano contro?

"Non ho assolutamente visto una Lazio, che giocava contro il suo allenatore. Ho visto una squadra ottima per 30 minuti, come visto contro il Bayern Monaco, con delle giocate codificate che sono riuscite bene. La Lazio però è fragile, con una folata di vento rischia di crollare tutto il palazzo e così è accaduto perché l'Udinese ha minacciato più volte la Lazio verso la fine del primo tempo, di conseguenza la squadra si è spaventata e ad inizio ripresa ha subìto gol e non è più riuscita a rimontare, cosa che non le riesce mai quest'anno. C'è dunque da evidenziare  la grande fragilità di questa squadra.

È difficile dire cosa si sia rotto, è colpa delle varie componenti (giocatori, allenatore, società) ugualmente responsabili, poi in campo scendono i giocatori ed evidentemente non hanno risposto alle richieste dell'allenatore, si percepiva. Ci hanno provato, ma alla prima difficoltà andavano in tilt."

 Il ciclo di Sarri era effettivamente finito o si poteva continuare? 

“Evidentemente il ciclo era finito, si percepiva da qualche settimana e forse anche da qualche mese, poi il campo racconta sempre la verità quindi evidentemente si. È un peccato perché Sarri ha cambiato tante cose nella Lazio a partire dall'ambizione, dai principi, da una filosofia diversa, da una mentalità diversa e poi ha portato una bella ventata di aria fresca in questa squadra, in questo ambiente e in questa società. Evidentemente non c'erano più le condizioni per proseguire ed è un peccato perché Sarri è un allenatore di valore e che porta valore nella squadra che allena e lo ha sempre dimostrato, però qualcosa si era rotto ed era evidentemente finito il ciclo. Questo perché anche all'inizio le cose non giravano però c'erano i giocatori disposti ad imparare da lui ma da un po' di tempo a questa parte evidentemente qualche giocatore gli è andato di traverso, magari anche non volendo, ma semplicemente perché in campo non riuscivano più certe giocate, lo sappiamo lui è un'integralista e difficilmente cambia idea e modo di gioco,. Un esempio possono essere gli esterni, che per vari fattori non gli riuscivano più le giocate ed ecco che il giocattolo si è rotto, ma anche la fase difensiva non funzionava più come prima.”

Come giudichi gli anni di Sarri alla Lazio? 

“Sono anni positivi ma con un asterisco: questa squadra poteva fare ancora meglio. Quest'anno si è buttato tutto quanto fatto di buono lo scorso anno in cui si è fatto un miracolo, con una squadra che era bellissima da vedere e giocava a Calcio, con la C maiuscola, quest'anno evidentemente le cose sono completamente cambiate. Quindi è un giudizio condizionato da quest'annata, perché fino all'anno scorso era un giudizio in crescendo però quest'anno è totalmente insufficiente: facendo una media, l'anno scorso da 9, quest'anno da 5 al massimo ed il primo anno così così, quindi in generale è un ciclo da 6.5. Per me la Lazio, e si è visto in campo, se l'è giocata in Champions, ha guadagnato la Champions l'anno scorso, è arrivata seconda, ha sognato. Sarri ha riportato a sognare la gente laziale e questo è molto importante ed è un punto da cui ripartire, per questo l'ambiente deve pretendere di tenere alta l'asticella una volta arrivato Sarri sulla panchina, perché è stato un prestigio averlo, quindi credo si possa ricostruire dalle ceneri di questa squadra”

È stato ufficializzato Martusciello, cosa ne pensi della situazione paradossale che si è venuta a creare? Anche perché Sarri ha dato le dimissioni per scuotere la squadra, confermando invece il suo vice, cambia poco, non è così?

“È una situazione un po' strana perché di solito anche lo staff lascia in blocco ed il fatto che lo stesso Sarri si sia risentito per la riconferma di Martusciello è un po' bizzarro. Non sempre però i vice sposano in toto le idee del primo allenatore, serve dunque capire se Martusciello continuerà a fare quel tipo di gioco, ad essere molto integralista e a non lasciare mai da parte un'idea per un'altra soprattutto nelle difficoltà, serve dunque capire ancora un po' di cose. La chiave di volta di tutto sarà però il rapporto che c'è tra i giocatori e Martusciello, perché se i giocatori non sposano le idee dell'ex vice di Sarri può diventare un problema. Questo però può essere anche una lama a doppio taglio, perché Martusciello conosce l'ambiente, i giocatori, le loro abitudini che è molto importante e può tirare fuori da loro cose nuove, bisogna capire quanto inciderà sulla testa di questi giocatori, perché il problema non è fisico ma semplicemente mentale: non rispondevano più all'allenatore. La sensazione che ho è che questa squadra abbia bisogno di uno scossone bello forte, che sia Martusciello quello che glielo può dare, questo non lo so.”

 Se dovessi fare un nome per giugno a chi affideresti la panchina?

"Ci sono diversi nomi molto intriganti a partire da Thiago Motta che sarebbe il massimo e forse per me la Lazio farebbe anche un passo in avanti come prospetto, perché è giovane, ha ambizione, ha una grande mentalità, sta facendo un mezzo miracolo con il bologna, ha vissuto spogliatoi pesanti ed ha idee non banali, quindi lui sarebbe il top. Ci sono poi altri nomi che a me piacciono tantissimo come Palladino, capace a Monza di prendere in mano uno spogliatoio dopo aver allenato solo i giovani ed incidere in maniera decisiva. C'è anche Tudor che è più o meno fatto di quella pasta. Sarebbe ovviamente intrigante anche un laziale di vecchia data: Conceicao su tutti. La Lazio deve tenere alta l'asticella dopo Sarri e non può accontentarsi di un allenatore “normale”, serve uno che abbia curriculum ed idee innovative e Conceicao ha queste caratteristiche ed in più ha dalla sua: grande esperienza in Champions, tante vittorie in Portogallo e la Lazialità che non fa mai male all'ambiente. Questi dunque per me sono i nomi più interessanti, con l'importanza di prendere un allenatore importante e accattivante e non un nome per accontentarsi e non saper dove andare a parare. La cosa più importante è che con il nuovo allenatore si abbia anche un'idea di progetto, serve ripartire con un'idea di progetto chiara e precisa."

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