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L’unica cosa di cui sono sicuro è che lascerò la Lazio. Inizialmente volevo rimanere, ma trattare con gli italiani non è mai facile. In particolare il presidente della Lazio è famoso per essere uno dei più difficili con cui trattare. Volevo semplicemente firmare per un solo anno e non ho chiesto nient’altro, perché ero pagato abbastanza. È su questo che non siamo riusciti ad accordarci”. E’ terminata ufficialmente l’esperienza di Daichi Kamada alla Lazio, per due strade che sin dalla difficile convivenza con Sarri sembravano doversi separare, salvo poi vivere una seconda giovinezza sotto la guida di Igor Tudor, che non è tuttavia bastata per la permanenza del fantasista giapponese a Roma. Fin dall'inizio l'operazione Kamada aveva riscosso la soddisfazione del pubblico biancoceleste, in quanto la società aveva sfruttato il proprio appeal dovuto anche alla presenza in Champions League, per portare a Roma un calciatore di livello internazionale, fresco vincitore dell'Europa League con l’Eintracht Francoforte. C'erano tutti i presupposti per far sì che il giapponese si rivelasse un'importante risorsa per il centrocampo della Lazio, che doveva far fronte alla partenza in Arabia di Milinkovic-Savic, per un reparto ulteriormente rafforzato dal successivo arrivo di Guendouzi.

L'illusione di Napoli

Il gol di Napoli della terza giornata sembrava aver acceso una scintilla in un giocatore che poi non si è mai rivelato quella certezza tanto desiderata, con il giapponese che già dalla sfida casalinga con il Monza alla quinta giornata, ha iniziato a sedersi in panchina e a subentrare nei secondi tempi di numerose sfide. Particolarmente deludenti alcune prestazioni offerte, su tutte le trasferte di Empoli e Udine, che sembravano aver dato a Sarri l'ormai definitiva sensazione che il calciatore già ragionasse su una prossima eventuale destinazione. 

Le nuove sensazioni con Tudor

Ho parlato spesso con il mister in questa stagione, si è preso cura di me e abbiamo parlato spesso anche del fatto che volesse il mio rinnovo. Siamo rimasti in contatto anche dopo che ho scelto di andar via. Non ho avuto una brutta rottura con il mister, è quel tipo di allenatore con cui mi piacerebbe ancora lavorare”. Così ha parlato il giapponese ai microfoni di Football Zone, per il calciatore che con l'arrivo di Tudor a Roma, è stato da subito messo al centro di un progetto che ormai non lo vedeva protagonista da diverse settimane, basti pensare alle otto panchine su otto gare nel periodo tra la ventesima e la ventisettesima giornata di campionato, in sei casi senza trovare minuti. Con l'approdo tecnico croato in panchina, il centrocampista ha trovato continuità scendendo in campo dal primo minuto in ognuna delle gare di campionato giocate. In un percorso che lo ha visto divenire una pedina fondamentale per lo scacchiere adottato dal croato, sia davanti alla difesa che alle spalle occasionalmente del centravanti di turno utilizzato, il feeling con il nuovo tecnico non è bastato per la permanenza di quello che a breve diventerà il nuovo centrocampista del Crystal Palace.

I maggiori dubbi ad oggi riguardano le modalità con cui la Lazio riuscirà a sostituire calciatori come lui e Felipe Anderson senza aver guadagnato nulla dalle loro “cessioni”. La certezza è che per un ingaggio così importante, e l'esperienza maturata in carriera prima della parentesi a Roma, Kamada abbia fatto vedere davvero poco rispetto a ciò che ci si aspettava, e in questo senso non basta qualche prestazione sufficiente: il suo apporto mostrato nella seconda parte della sua esperienza è stato spesso ingigantito, perché evidentemente superiore al nulla mostrato nella prima parte di stagione. Ciò che resta è la delusione per un giocatore che non sembra mai essere entrato nel progetto Lazio, e che solo in pochissimi momenti ha dimostrato di poter far parte di una squadra che ambisce a traguardi importanti.

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