Lazio: l'ex portiere Luca Marchegiani racconta la sua esperienza nelle aquile
Luca Marchegiani, ex portiere del club biancoceleste, si è raccontato ai microfoni di Lazio Style Channel

Luca Marchegiani è una figura molto importante nel mondo biancoceleste, infatti, ha vestito la maglia delle aquile dal 1993 al 2003 e per ben sette stagioni ha ricoperto il ruolo di portiere titolare. Con lui in squadra la Lazio è riuscita a conquistare 2 Coppe Italia, un Campionato Italiano, 2 Supercoppe Italiane, ma non solo, si contano anche una Coppa delle Coppe ed una Supercoppa UEFA. Riguardo il lungo periodo trascorso alla Lazio e al Torino Marchegiani si è espresso ai microfoni di Lazio Style Channel.
Luca Marchegiani a Lazio Style Channel
Su Formello
Sono veramente contento di essere tornato perché era da un po' di anni che mancavo e Formello ha cambiato faccia. Era bello anche prima, io sono molto legato a quegli anni e a quei ricordi però adesso è veramente una struttura di altissimo livello.
Il suo arrivo nella Lazio dopo la vittoria della Coppa Italia con il Torino
Ho vinto la Coppa Italia con il Torino il finale contro la Roma, perciò è stata una buona credenziale. I primi anni al Torino sono stati molto importanti perché era un portiere molto sconosciuto che veniva da un calcio di Serie C ed un anno non da protagonista nel Brescia in B e sono uscito che ero uno dei due portieri della Nazionale, perciò devo tanto al Torino da questo punto di vista perché è la squadra che mi ha formato sia come giocatore che come un uomo, perché sono stati anni di crescita importantissima però le soddisfazioni vere le ho avute alla Lazio.
Sul suo arrivo in una Lazio qualificata in Europa ma con delle difficoltà
Abbiamo cominciato con delle difficoltà, si vedeva che era una squadra che sarebbe cresciuta negli anni perché gli sforzi economici erano importanti, la ricerca dei calciatori era giusta perché si era puntato su giocatori giovani ma con un sicuro avvenire. Non mi piace parlare del passato come se fosse un calcio migliore rispetto a questo ma in quell'epoca guadagnare posizioni nella gerarchia del calcio italiano era molto difficile perché molte squadre avevano l'egemonia sui risultati e sul mercato, perciò non era facile competere con le Big dell'epoca anche sull'acquisto dei giocatori sposavamo come si dice adesso questo progetto ma in noi che venivamo qua e sposavamo questo progetto c'era la sensazione che sarebbe arrivato qualcosa di buono, perché c'erano tutte le condizioni. Io quando sono arrivato eravamo in un campo a Tor di Quinto a Corso Francia, in mezzo al traffico, un campo solo da gestire durante l'anno, sia quando pioveva che quando faceva caldo, era praticamente inesistente ma quella era la struttura dell'epoca e adesso siamo qua.
Le prime persone che gli vengono in mente pensando al suo percorso nella Lazio
Citare qualcuno mi dispiacerebbe far torto ad altri, in realtà sono uno che si lega molto alle persone e alle situazioni però non può non venirmi in mente Manzini, Doriano, Mario Cicala poi non citando qualcuno che magari mi dimentico faccio un torto a persone che hanno dato tutto ciò che avevano per far sì che il club crescesse e che noi giocatori avessimo le condizioni migliori e c'è stato anche da parte loro questo viaggio da una realtà che pochi anni prima era in Serie B e poi ha dovuto adeguarsi ad un certo livello e a quella che poi è diventata la Lazio. Io ho parlato di chi lavorava all'interno del club però per me Zoff è stato una persona importantissima, ci sono stati allenatori importantissimi per quello che è stata la mia esperienza.
Su Zoff
Arrivare in una squadra allenata da Zoff era il completamento di un cerchio. Per me era un'icona, poter condividere lo stesso spogliatoio era una situazione da punto di arrivo per me. Racconto sempre che in una delle prime interviste che fece in ritiro, gli chiesero di me, e lui disse 'Dal portiere mi aspetto molto' e questa cosa qua è stata una rivelazione per me. Io dovevo venire alla Lazio già l'anno precedente, ma non avevo mai visualizzato le possibili aspettative sul mio arrivo. Il fatto che fosse Zoff a dirlo mi ha posto in una maniera nuova nei confronti di questa esperienza. Lui con me ha sempre fatto l'allenatore, non ha mai invaso il ruolo dell'allenatore dei portieri, che al tempo era De Lucia. Perché è un uomo che ha il rispetto del lavoro e del ruolo degli altri.
Su Zeman
Io in quel periodo ero un giocatore importante della lazio e ho preso con molto senso di responsabilità quel passaggio da Zoff a Zeman, un allenatore innovativo. Mi sono affidato al suo modo di concepire il calcio, che era molto vicino alla mia concezione. Mi ci sono buttato con entusiasmo e secondo me buoni risultati. Mi sono divertito molto e ho imparato molto da quella interpretazione.
Su Eriksson
Nonostante avessimo la consapevolezza di essere una squadra forte, non ho mai avuto la sensazione prima di quegli anni di poter vincere. Sicuramente è dipeso molto dall'arrivo di Sven e di persone abituate a combattere per certi obiettivi. Prima del loro arrivo ci mancava qualcosa, ma dal '98 in poi vennero i migliori giocatori che si potessero prendere.
Su Mihajlovic
Sinisa era un amico. C'è stato un periodo in cui ci frequentavamo per far stare insieme i bambini quando erano piccoli. Ho tanti ricordi con lui, poi negli anni ognuno ha preso la sua strada ma ho un affetto per lui immutabile, una persona di una generosità e di una rettitudine morale e di valori come poche. Abbiamo vissuto talmente tante cose insieme che mi sembra di avercelo qui. Non mi rassegno io.
Il rapporto con la Lazio
Io sono fatto così di carattere. Per me è difficile esprimere in maniera reale quello che provo. Chiaro che alla Lazio sono legato e lo sono sempre stato. Ho fatto anche delle scelte che lo dimostrano, però capisco che non sono quel tipo di ex giocatore che accende gli entusiasmi. L'ho accettato molto serenamente, lo accetto adesso anche se non nego anche se non mi dispiacerebbe essere fatto in maniera diversa e riuscirmi a godere di più le cose che ho fatto. Perché poi in realtà di quello si tratta, significare qualcosa di più per chi ha condiviso degli anni che per me sono stati importantissimi. I dieci anni che ho vissuto qui per me sono stati tutto.