Lazio, squadra
Fraioli

La strategia

Oramai è ufficiale, come riportato dal quotidiano Il Messaggero, Zaccagni rimane capitano, col tacito benestare di tutto lo spogliatoio. Sarri può ritenersi soddisfatto, sia che per aver sciolto una questione controversa, sia di quello che, effettivamente, ad oggi, è il capitano della Lazio: un esterno ulteriormente maturato e responsabilizzato che gli darà una mano per trascinare la Lazio dove merita. È vero anche che Mattia deve prima tornare al top: lo scorso 24 giugno aveva optato per un intervento mini-invasivo per risolvere un problema fisico che lo aveva attanagliato per tutta la stagione. Non a caso l’ultimo goal del capitano è quello del 2 marzo a San Siro. Oramai si contano 84 giorni di digiuno, un’infinità per un attaccante come Zaccagni che nelle restanti gare era uscito a mettersi in mostra solamente con l’assist per Romagnoli nel ritorno con il Viktoria Plzen e mai più in campionato. Nessuno riconosceva il vero Zaccagni, spesso costretto al cambio, persino con il risultato in bilico e con la squadra in difficoltà. Nonostante gli acciacchi fisici, Zaccagni era riuscito comunque ad effettuare 10 goal e 9 assist, persino facendo meglio del 2022-2023, anno della sua fioritura agli ordini di Sarri (annata condita da 10 goal e 8 assist). Questo dato fa aumentare il rammarico per la scorsa stagione e per il suo ritmo crollato da inizio marzo in poi, guarda caso di perfettamente corrispondente con il crollo generale della Lazio, fuori dall’Europa e dopo il k.o. casalingo contro il Lecce del 25 maggio. Per quanto riguarda la motivazione, di certo questa non manca al numero 10 biancoceleste che aveva già detto no al Napoli a gennaio, squadra in corsa per lo scudetto, senza più pensarci e dimostrando di comprendere davvero l’importanza del ruolo che gli è stato dato a Formello.

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