AMARCORD | Parma-Lazio, tris e il tacco divino di Mancini
Una partita storica nel 1999 consacrata da una giocata pazzesca del numero 10 laziale
Uno dei Parma-Lazio più ricordati dal tifoso biancoceleste è sicuramente quello del 17 gennaio del 1999. Partita bellissima e nel cuore dei laziali anche se quell'anno fu a dir poco amaro per i capitolini. La Lazio guidata da Sven Goran Eriksson arrivò seconda in classifica, condannata da sviste arbitrali alquanto imbarazzanti. Lo scudetto andò al Milan e forse proprio in quel Parma-Lazio, terminato 3 a 1 per i biancocelesti, la squadra di Eriksson si impossessò dell'etichetta di formazione più forte della serie A. Quella partita fu impreziosita da un tacco spettacolare di Roberto Mancini.
L'andamento del match
Il primo tempo tra Parma e Lazio quel 17 gennaio del 1999 fu molto equilibrato, poche occasioni e due squadre impegnate a studiarsi a vicenda. La ripresa fu tutt'altro, due atteggiamento totalmente cambiati tra ducali e biancocelesti. Sartor interviene in ritardo sull'incursore Pancaro, stavolta costringendo Bazzoli a mettere il fischietto alla bocca per assegnare il calcio di rigore, realizzato senza troppe difficoltà da Marcelo Salas. L'equilibrio nel punteggio torna dopo appena 180 secondi: Fuser alza un 'campanile' dalla fascia destra favorendo la spizzata di Chiesa che si trasforma in assist per Hernan Crespo, veloce con un falco ad anticipare il diretto marcatore per siglare l'1-1. Ora è la tensione a fare da padrona al 'Tardini' e sugli spalti si respira l'aria dell'imprevedibilità, della possibilità che da lì a poco possa accadere qualcosa di straordinariamente bello, a prescindere dalla propria fede e dalle speranze in un risultato o nell'altro. L'impressione è che solo una magia possa spezzare il filo dell'equilibrio, il classico 'episodio' che arriva puntuale al 68': Mihajlovic batte un calcio d'angolo dei suoi, preciso e ben dosato, ma la traiettoria stavolta è troppo bassa e Roberto Mancini ha un solo modo a disposizione per tramutare l'assist del compagno in goal, ossia il colpo di tacco. Nella mente del classe 1964 balena subito l'idea di 'farla grossa', di colpire il pallone con la grazia che solo quelli come lui possiedono, e il risultato è il seguente: pallone depositato in rete sul primo palo, all'incrocio, dove le lunghe leve di Buffon non possono proprio arrivare. L'incredulità dei compagni di Mancini si legge sui loro volti e sul carattere smodato di un'esultanza che sa di liberazione.
La reazione di Vieri al tacco di Mancio
“Ma che hai fatto? Che hai fatto?”. L’entusiasmo di Bobo Vieri, quasi fanciullesco, faceva forse parte del carattere di un personaggio che, tra gli spigoli della sua indole, ha sempre mostrato di divertirsi, giocando a pallone. Ma quella sera, correndo incontro la compagno di squadra che aveva appena siglato il gol del vantaggio, non aveva fatto altro che esternare il pensiero di milioni di persone che, quel gol, l’avevano visto in diretta televisiva. Quel giorno Mancini illuminò il calcio intero, le immagini del suo tacco divino fecero il giro del mondo.