«Era ora». Non c’è uno tra i tifosi laziali presenti domenica all’Olimpico e quelli sul divano di casa che non abbia commentato così il primo tempo di Isaksen. Il danese sembrava essersi sbloccato definitivamente con quell’ingresso in campo contro il Frosinone a fine 2023 condito da gol e assist, ma il ko di Udine ha rallentato di nuovo la sua corsa con tre parentesi da dimenticare tra derby, Lecce e Inter in Supercoppa. L’ex Midtjylland però ha saputo ripartire e, complici il ko di Zaccagni e la scarsa forma di Pedro, è tornato a sgasare sulla fascia senza perdere più la maglia da titolare. A Cagliari da un suo tiro parato da Scuffet è nato il raddoppio di Immobile. Col Bayern Monaco ha conquistato il rigore decisivo (una delle sue specialità) trasformato sempre da Ciro, che col Bologna gli ha restituito il favore con un assist che gli ha permesso di sbloccare il match con esultanza sotto la Nord. Poco dopo invece ci è voluto il miglior formato di Skorupski per evitare la doppietta al suo mortifero mancino. Su quel palo si sono fermate le speranze di Gustav e la Lazio stessa, ma i dati parlano chiaro. Due tiri totali, meno solo di Immobile, ed entrambi nello specchio, due passaggi chiave, più di tutti, e pure due recuperi in fase difensiva. Peccato solo per il risultato finale, ma ora quel numero 18 “troppo leggero” visto nella prima parte di stagione sembra aver trovato continuità e ha già messo nel mirino il Toro, contro cui trovò il primo spunto in biancoceleste: finta su Rodriguez e cross con rovesciata di Castellanos di poco fuori.Che sia Champions League o Serie A ora Gustav non vuole più fermarsi, anche perché dopo aver conquistato il grande ex Laudrup adesso lo sta tenendo sotto osservazione anche la Nazionale maggiore danese. Il Messaggero/Valerio Marcangeli

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