Ballardini: "Rimpianti? Non essere scappato da Lotito e dalla Lazio"
Davide Ballardini, ex allenatore del club biancoceleste, ha rilasciato delle dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport riguardo il periodo passato alla Lazio

Davide Ballardini, ex tecnico del club biancoceleste, è intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport per esprimersi riguardo il periodo passato alla Lazio e la sua carriera da allenatore.
Le dichiarazioni di Davide Ballardini a La Gazzetta dello Sport
Se ha qualche rimpianto
Sì, qualcuno si. Per esempio di non essere scappato da Lotito e dalla Lazio. C’era un clima tremendo con quindici giocatori fuori rosa. Pandev, Ledesma, tutti in rotta con il club. Rifiutavano di allenarsi. Poi a gennaio non facemmo neanche mercato. Ecco, lì sarei dovuto andare via. Così come a Bologna qualche anno dopo. Se ci ha condannato il mercato? No, lì stava andando tutto a rotoli, la società era sull’orlo del fallimento. Quando hanno venduto Diamanti a mercato chiuso è stata l’ultima goccia. Senza quella cessione ci saremmo salvati.
Il contatto con Presidenti non tranquilli
Sono sempre stato chiamato da presidenti fumantini, ammetto di aver litigato con tutti. Non sono nemmeno io un tipo facile, evidentemente.
La litigata con Zamparini
Era lui che urlava. Io mi limitavo a rispondere. Provavo a spiegargli delle cose, visto che non guardava le partite. Ascoltava tutti e partiva per la tangente, si fidava più del suo autista o del barbiere che di me. Voleva mettere bocca sulla formazione, non gli andava mai bene nulla. Una volta i cambi, un’altra il centravanti. Faceva casino pure in situazioni tranquille. Perdevo un sacco di tempo a rassicurarlo. Bastava guardare le partite e non fidarsi della prima persone che sentiva...
Preziosi
Mancava la stima, prima di tutto. Anche lui, come Zamparini, provava a mettere bocca in schemi e formazioni. Con Preziosi ricordo una litigata a Forte dei Marmi, discutevamo della cessione di Shomurodov. Se non rispondevo quando lui urlava? Mah, credo invece di aver sempre risposto a tono. A volte allontanavo il telefono e lo lasciavo sfuriare. Forse per quello gli sembrava stessi zitto. A volte quando eravamo in albergo urlavamo così tanto che i miei collaboratori venivano a sincerarsi andasse tutto bene.
Cellino
Una storia brutta, folle e triste. Si inventò tutto. Un licenziamento per giusta causa assurdo, pensi che si mise a ridere pure il giudice del lavoro. Mi sono sentito tradito. Da lui non sarei tornato per nessuna cifra. La mia dignità ha un valore troppo grande.
Sul perché non ha mai terminato una stagione
Sono capitato in contesti strani, gestiti da personaggi bizzarri. Al Genoa, quando ho iniziato, ero settimo prima dell’esonero. Avvenne per ragioni personali, credo. Infatti loro si sono poi salvati all’ultima giornata a Firenze. Etichetta da traghettatore? Mi ha sempre affascinato l’idea di sovvertire i pronostici e smentire chi dava le mie squadre per spacciate. Quindi no, avrei solo voluto un po’ di fiducia a risultato ottenuto.
Se si è mai sentito sottovalutato
Penso che in giro ci sia tanta disinformazione. Il calcio è un mondo finto, pieno di gente ipocrita e superficiale. Ogni volta che mi hanno mandato via poi hanno faticato a salvarsi, le squadre si sono sfracellate. E allora c’era di nuovo bisogno di Ballardini. Lo dicono i fatti, mica io. Allenatore difensivista? Beh sa, se prendo una squadra in corsa che deve salvarsi a tutti i costi... di certo non gioco con quattro attaccanti. Ma in realtà le mie squadre, quando il contesto lo permetteva, hanno sempre segnato tanto. Borriello, Piatek, Destro, Palacio, solo per citarne alcuni, hanno iniziato a fare gol con me.
Che cosa fa oggi
Guardo partite a ciclo continuo. Viaggio, studio, mi aggiorno e aspetto una chiamata. Se è arrivata qualche proposta? Parecchie, ma nessuna mi ha convinto. Mi hanno cercato anche dall’estero. Mi sento un allenatore da Serie A e penso di meritarla.
Se gli piace il calcio di ora
Il gioco sì, tutto quello che c’è intorno no. È un ambiente che dimentica in fretta. Oggi puoi valere cento e domani zero. Tante dinamiche mi fanno schifo. Tornerei in panchina per portare le mie idee.










