Pancaro: "Senza Eriksson sarebbe stato difficile vincere…"
Domenica ricorreva il 50° anniversario del primo storico Scudetto della storia biancoceleste targato “Banda Maestrelli”. Oggi però ricorre un'altra data molto importante, 24 anni fa infatti la Lazio alzava il suo secondo Scudetto alle 18:04 del 14 maggio del 2000.
A tal proposito è intervenuto sulle frequenze radiofoniche di Radiosei uno dei protagonisti di quello Scudetto, Giuseppe Pancaro.
Le parole di Pancaro a Radiosei
“Il ricordo del 14 maggio 2000 e dello Scudetto è sempre una grande emozione. Ricordo quando al termine della gara vinta con la Reggina, seguivo la gara della Juventus a Perugia in bassa frequenza insieme a Stankovic e Sinisa.
Fu palpitante, eravamo certi che la Juventus riuscisse a pareggiare, evenienza che ci avrebbe portato allo spareggio. Ricordo benissimo anche la tristezza dell’ultima domenica dell’anno precedente, stesso sentimento del 2000. C’era pessimismo, ci auguravamo lo spareggio, consapevoli di star meglio della Juventus in quel momento. Il nostro finale di stagione fu incredibile.
Un punto di contatto chiaro tra il primo scudetto della Lazio ed il secondo è la figura dei due allenatori, Maestrelli ed Eriksson. Nel tempo mi sono appassionato alla storia della Lazio, ho stretto un’amicizia con Massimo Maestrelli. Noi eravamo una squadra costruita per vincere, quella del 74 è una favola, una vittoria che si è creata con grandi personalità e con dinamiche di spogliatoio speciali. Un altro elemento che ci accomuna è che anche loro hanno sfiorato il titolo l’anno precedente. Quella Lazio lì mi è entrata nel cuore, ho visitato la tomba in cui riposano Maestrelli, Chinaglia e Wilson, una cosa davvero unica al mondo.Su Eriksson
Se mi chiedete di scegliere una persona senza la quale sarebbe stato difficile vincere lo scudetto, dico Eriksson. Difficile citare un solo giocatore, ce ne erano troppi di incredibile qualità e personalità che sono stati decisivi in determinati momenti. Non so se senza Eriksson avremmo vinto. Il pensiero oggi va a lui, una persona unica, decisiva per la mia carriera. Ricordo le chiacchierate in cui parlavamo di tutto, sono molto legato a lui e la notizia della sua malattia mi ha fatto male. Sinisa Mihajlovic, invece, è una ferita che non potrà mai rimarginarsi. E’ stato un guerriero, un fratello, un dolore eterno. Cragnotti? Per noi era il presidente che tutti i giocatori sognano di avere. Non a caso ancora oggi è tanto amato. Mancini? Ha dato il suo contributo, ma se parliamo di una singola persona, l’unico che davvero ha inciso è Eriksson”