Lazio, squadra
Fraioli

L’esordio di campionato della Lazio a Como lascerà a lungo diversi strascichi, a partire dal silenzi e musi lunghi a Formello. Per adesso, dopo la punta sconfitta, la squadra non ha avuto nessun confronto, né Sarri, né Fabiani hanno parlato alla squadra dopo il pesante k.o. Come riporta Il Messaggero, tutti i discorsi saranno rimandati a domani, a sangue freddo, quando si potrà meglio riflettere su quanto è accaduto.

Dopo la debacle è tempo di riflessioni: Sarri rivede la vecchia Lazio 

Sarri non si aspettava una partita del genere, sapeva che Fabregas lo avrebbe messo in difficoltà dal punto di vista tecnico e tattico, ma era convinto che la squadra fosse caratterizzata da una diversa maturità e aggressività, almeno che fosse in grado di reagire al Como. Infatti, ciò che non è andato giù a Sarri è la scriteriata lettura delle linee di passaggio e, in assoluto, la mancanza di impegno e coraggio. Secondo un suo primo pensiero, la Lazio si è spaventata e si è fatta prendere a schiaffi dai giovani del Como. Il crollo mentale verrà riaffrontato domani ma è chiaro che nulla, purtroppo, sembra essere cambiato rispetto a pochi mesi fa quando la Lazio ha terminato il campionato fuori dalle coppe europee a causa di prestazioni simili. Al momento il blocco del mercato è solo un disastro storico, ma è chiaro che si siano rivisti in campo gli stessi fantasmi di mister Baroni a maggio: una squadra piatta e senza qualità, corsa sfiduciata e sotto ritmo, un altro ruolo incassato ad inizio secondo tempo (furono 12 l’anno scorso in Serie A, 16 considerando anche l’Europa) e la sterilità offensiva (5 tiri, appena, uno nello specchio). 

I cambiamenti

Prima di capire se è davvero siamo ancora di fronte alla Lazio di pochi mesi fa, quella che portò la società a separarsi  da Baroni, serve almeno una controprova. Ma se la Lazio non funzionerà nemmeno contro il Verona, prossimo match in programma, Sarri deve essere pronto a lavorare durante la sosta alla famosissima e annunciata rivoluzione del modulo. Infatti, il passaggio al 4-3-1-2 o al vecchio 4-2-3-1 non lo convince ancora del tutto perché considera Dia un attaccante e pensa che non ci si possa affidare a Pedro, di 38 anni, o a Zaccagni, non ancora al top. Baroni, infatti, poi aveva forgiato questo tipo di modulo per poi pagarne le conseguenze successivamente. Per questo, Sarri, dal suo ritorno in poi, è sempre stato convinto nel riportare maggiore equilibrio con il suo 4-3-3, ma se manca la grinta oltre la qualità, dovrà tornare sui suoi passi e aggiustare la situazione. Non manca la preoccupazione dei tifosi, anche considerando che gennaio, prima e probabile possibilità di mercato dopo quest’estate, appare ancora molto lontano. 

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