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Mai dire addio. Dieci giorni per decidere il futuro: Kamada ha un ultimatum. La Lazio non intende aspettare fino al 30 maggio, ovvero la scadenza della sua opzione unilaterale di rinnovo del contratto. Dopo il vertice fra Tudor e il ds Fabiani di mercoledì scorso, il giapponese è stato convocato dalla società e ha accettato di dare una risposta definitiva entro il 15 maggio.

La richiesta di Kamada

A dicembre lo sconforto aveva preso il sopravvento, Daichi era certo di voler lasciare il nostro campionato. La buona notizia è che adesso sta concretamente rivalutando la permanenza a Formello, come si augurava Lotito: «Tudor lo sta coinvolgendo e ne ha fatto un perno, deve decidere se restare alla Lazio». Adesso Kamada sarebbe sì disposto a farlo, ma il patron non sa ancora la controproposta in arrivo: ok, ma solo per un altro anno. Daichi ha altre due offerte importanti (in particolare quella del Crystal Palace del suo ex tecnico Glasner), non vorrebbe far scattare comunque l'opzione triennale inserita nel contratto firmato ad agosto scorso, ma al massimo far slittare l'attuale scadenza fissata a giugno 2024 al 2025, quando sarà comunque eventualmente "libero" a parametro zero.

Daichi Kamada
Daichi Kamada

Il paradosso del mercato

Chissà se la Lazio accetterebbe di lasciare di nuovo in mano a Kamada il suo destino, pur di trattenerlo. Al momento della firma di Tudor a Villa San Sebastiano, Lotito aveva preteso dal croato il rilancio del giapponese, e così è stato. Daichi si sente rigenerato, di nuovo a suo agio nel 3-4-2-1 e sta sfornando prestazioni top. Anche a Monza ha propiziato il vantaggio con un siluro, respinto sulla traversa da Di Gregorio e poi ribattuto in rete da Immobile, dopo 12 gare di digiuno. Appena Kamada è stato sostituito (per colpa di un giallo di Pairetto), è crollato il centrocampo. Ieri per la prima volta il giapponese ha ripostato una foto con la maglia della Lazio, nonostante il pareggio amaro. Il paradosso ora sembra un altro: se Daichi sembra al centro del progetto, il resto del mercato estivo e non solo - è finito ai margini del nuovo ciclo.

Incubo indice e ingaggi

È vero che Tudor ha utilizzato 19 titolari, ma Rovella viene ancora ignorato, a Isaksen ormai preferito Pedro, e Immobile ha già riscavalcato Castellanos. Rispetto ai tempi di Sarri, anche Guendouzi sembra un altro e a fine stagione potrebbe valutare l'addio. Nonostante la diplomazia del suo entourage, Romagnoli continua a non trovarsi nel nuovo modulo, Zaccagni e Luis Alberto sono usciti furibondi dall'U-Power Stadium. Al primo pareggio (ma alla settima rimonta, con 18 punti gettati al vento), riemergono tutti i problemi del passato e la polvere nascosta sotto il tappeto. Tudor ha sì dato una scossa, ma sino a un certo punto. Oltretutto forse la società ha sottovalutato quanto questa rivoluzione tecnica avrebbe comportato maggiori correttivi all'attuale organico. Spaventa lo scenario in vista di giugno, sopratutto senza l'oro della Champions (oggi un miraggio a tre giornate dal termine del campionato) e con il solito spettro dell'indice di liquidità dietro l'angolo. Persino la permanenza di Kamada non sarebbe forse la panacea dei mali, ma un ulteriore nodo: anche solo per un altro anno, guadagnerebbe oltre 3 milioni (6 lordi) a bilancio. E c'è il limite imposto dalla Uefa che, fra entrate in stipendi e trasferimenti nel 2024, dovrà scendere all'80%. Considerando l'attuale settimo posto (piazzamento in Europa League) per dei ricavi da 160 milioni, e il costo attuale della rosa intorno ai 140 milioni, l'attuale proiezione biancoceleste sarebbe dell'87%. Mai dire banzai per la Lazio.

Il Messaggero -  Alberto Abbate

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