Fra i tanti libri scritti sulla Lazio e sulla sua storia rientra da qualche settimana anche "Le leggende della Lazio" di Patrizia De Rossi, un libro che ripercorre alcune tappe importanti della storia biancoceleste tramite i personaggio più significativi che hanno scritto vere e proprie pagine di esistenza della prima squadra della capitale. Per parlarci di questo libro e per sciogliere alcune curiosità l'autrice è intervenuta in esclusiva ai microfoni di Laziopress.it.

Come è nata l'idea di questo libro?

Io lavoro con la casa editrice Diarkos per cui ho scritto diverse biografie di cantanti. In particolare loro hanno una serie di libri che si chiamano "Le leggende di..." e c'erano il Milan, il Napoli e tra le altre anche la Roma. Allora ho proposto di farne anche uno sulla Lazio, che ha una storia al dir poco romanzesca. Quindi mi hanno proposto di farlo io e l'ho scritto. E' stato un po' casuale e non essendo una giornalista sportiva mi sono basato sui personaggi.

Tra le leggende della Lazio di cui hai parlato a quale sei più legata? 

Sono legata ovviamente ad Alessandro Nesta, che per me è sempre rimasto il capitano della Lazio, colui che ci ha salvati quando è stato venduto al Milan, e poi ovviamente Roberto Mancini, che ha cambiato la mentalità della Lazio. Poi ovviamente Chinaglia, che però a differenza degli altri due non ho visto dal vivo. 

Della Lazio quale giocatore può diventare una leggenda? 

Ciro Immobile è un'autentica leggenda, nessuno ha segnato come lui. Però io sono molto affezionata a Milinkovic. Sono anni che dicono che va via e che lo vogliono tutti, ma lui rimane attaccato alla Lazio. Spero che anche lui possa restare una delle leggende di questo club. E mi auguro che di questa squadra possa rimanere nella storia anche Maurizio Sarri, un allenatore molto bravo che non ho mai amato ma che è un ottimo allenatore. Anche se ora stiamo faticando i risultati arriveranno molto presto. 

Credi ancora nel progetto Sarri? 

Assolutamente si, bisogna dare il tempo a lui di adattarsi alla squadra e alla squadra di adattarsi a lui. Bisogna essere fiduciosi. Farei il rinnovo perché lui ha una presenza quasi scenica, importante anche a livello mediatico. E' uno rispettato e conosciuto all'estero, va accontentato sulle richieste che ha fatto e che farà. Per i giocatori è difficile adattarsi a lui ma vale la pena aspettare.

Nel libro parli anche di Inzaghi tra leggende della Lazio...

Io pensavo e speravo che Inzaghi sarebbe rimasto sempre alla Lazio, non c'è dubbio che lui sia laziale al 99,99%. Simone è laziale. Credo che sia successo qualcosa di poco chiaro che non sapremo mai. A mio parere avrebbe potuto evitare di uscire a mezzanotte illudendo i tifosi della Lazio e poi andare all'Inter il giorno dopo. Forse è successo qualcosa, ma avrei evitato di fare sorrisi e dire che è tutto apposto. Questo non va bene. Non è stato giusto neanche nei confronti dei tifosi, della società e dei giocatori. Poi magari lui lo aveva già detto ai giocatori, ma la trovo una mancanza di rispetto. 

Hai imparato cose nuove lavorando su questo libro? Come ti sei documentata? 

Sono stata molto contenta di fare questo libro, ho scoperto cose di personaggi che non sapevo esistere. La Lazio poi era il punto di aggregazione per la società e per gli artisti, come Grazia Deledda, che scriveva in un giornale della Lazio che veniva mandato agli abbonati. Ho scoperto delle belle cose e dei bei personaggi, da Piola a Fausto Coppi. Francisco Dos Santos, il primo portoghese della storia della Lazio, divenne poi un grande scrittore e fondò il Benfica, a Lisbona, mettendo l'aquila perché era il simbolo della Lazio.  Mi sono documentata in modo approfondito tramite alcuni siti, come Wikilazio, e tramite i racconti di alcuni parenti laziali, come per quanto riguarda Chinaglia, uno che ha restituito dignità al club e che faceva sentire orgogliosi di essere laziali, e amici giornalisti sportivi e laziali. Quelli del 1974 erano una squadra di pazzi che sono riusciti in un'impresa. L'anno prima la Lazio perse a Napoli lo scudetto, contro una Juve che giocava contro la Roma. Perdemmo lo scudetto all'ultimo e riuscimmo nell'impresa. Venivamo tra l'altro da qualche stagione difficile.

Ne farai un altro in futuro? 

Mi è stato chiesto già se farò un nuovo libro, proprio perché c'è molto da dire. Mi piacerebbe farlo, ma dipenderà molto anche da come si metteranno in futuro le cose e se magari, chissà, dovessimo vincere un altro scudetto. 

 
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