Non è servita nemmeno la benedizione di Papa Francesco a togliergli il malocchio. La porta si rimpicciolisce di nuovo, Immobile ha una fame tremenda, ma resta ancora a digiuno: fra Coppa Italia e Serie A, è la sesta gara di seguito. Per scovare una striscia più lunga (9 partite) bisogna risalire addirittura alla stagione 2020/21. Allora Ciro era rimasto a secco addirittura per 8 match in campionato. Mai però, dal suo sbarco nella capitale, aveva comunque segnato così poco: solo con la maglia del Genoa aveva timbrato appena 7 volte il tabellino su 17 gare in campo. Avete capito quale conto non torna alla Lazio? Inutile girarci troppo intorno: il quarto posto, o il terzo, passano dal recupero del miglior bomber al più presto. Non c’è altra soluzione, non c’è altro segreto, specie perché oggi non esiste un alter ego. Se sabato Immobile avesse sfruttato le due palle d’oro, oggi staremmo parlando di ben altro. Forse la furia dell’Atalanta si sarebbe arrestata nel primo tempo. O al massimo a inizio secondo, quando Ciro ha fallito un altro timbro a tu per tu con Musso. Gli manca il gol, anche solo uno sporco, persino inutile c me quello di Lecce del 4 gennaio. Manca a tutta la Lazio. Non contano più apparizioni sporadiche e sotto tono, perché su 17 presenze totali almeno in altre 6 Immobile non era nemmeno al 50%. Praticamente il centravanti manca dal 16 ottobre quando, alla mezz’ora con l’Udinese, è iniziato il calvario. Maledetti flessori, maledetto pure questo 190esimo centro, che lo porterebbe all’ottavo posto della classifica della Serie A di ogni tempo. Immobile ha superato Signori, Gilardino e Del Piero, ma l’aggancio ad Hamrin sta diventando un incubo. Magari superato questo gradino sarà tutto diverso. A Salerno il prossimo appuntamento, il capitano vuole farsi il regalo di compleanno. Il giorno dopo infatti compirà 33 anni, forse anche questo è il nodo. Si- curamente Ciro ha bisogno di sbloccarsi, ma ora deve essere preservato, lui stesso deve capir- lo. In estate aveva indicato Caputo come suo vice, la società lo ha bocciato e ha poi deciso di rinviare il discorso. Sbagliato averlo fatto pure a gennaio pensando magari di condizionarne il recupero al top: "Non possono essere turbati gli equilibri dello spogliatoio", assicurava Lotito. Sarri aveva chiesto Bonazzoli come intervento soft, Tare era pronto a portare Roland Sallai dal Friburgo. Tutto sfumato e investimento sul bomber ungherese (bloccato) rinviato a giugno. Lotito non se l’è sentita di rimettere ancora mano al portafoglio e di sbloccare l’indice di liquidità, legato ai pesanti errori sul mercato del passato.

QUINTO ATTACCO - Ora però si rischia di pagare ancora dazio. La Lazio è stata superata dal Milan, adesso è ferma a 37 reti e ha il quinto attacco del campionato, grazie solo a Zaccagni, Pedro e Felipe Anderson. In realtà, dal reparto offensivo è arrivato anche un timbro contro il Monza dal baby Luka Romero, in naftalina da inizio anno. L’accordo sul suo rinnovo sino al 2026 c’è da tempo, ma la firma continua a slittare perché le laute commissioni richieste dal suo entourage fanno schizzare l’ingaggio più dei gol che ora mancano tanto. Il Messaggero/Alberto Abbate

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