"È una questione di DNA di tifoserie. Anche io tendo a farmi nuovi amici, ma amo dire ciò che penso. Tutte le tifoserie sono generalmente lagnose, ma ce ne sono almeno un paio molto più lagnose delle altre che vedono complotti ovunque e sono costrette a coabitazioni forzate con presidenti che non amano. Due in particolare: napoletani e laziali".

Questo è il commento di Paolo De Paola, giornalista professionista e curriculum di assoluto spessore in quanto ex vice direttore della Gazzetta dello Sport ed ex direttore di Corriere dello Sport e Tuttosport. Era alla guida del quotidiano sportivo con sede a Torino proprio durante quel famoso Lazio-Torino con Giacomelli arbitro quando si prodigò nel post partita a commentare e bloccare i tifosi biancocelesti inferociti dopo le decisioni del fischietto di Trieste. "Rigore no. A quella velocità e a quella distanza il rigore non esiste. Posizione delle braccia congrue perche non le allarga", questo è un esempio di tweet scritto che fa nascere un atroce dubbio sulla conoscenza del regolamento del giuoco del calcio. O magari, dando adito a retropensieri oscuri e ovviamente sbagliati, il difendere i lettori del quotidiano rappresentato attraverso un racconto della partita stranamente diverso da tutto il resto degli organi di informazione sottacendo l'episodio incriminato o parlandone solamente come presunto o dubbio. Ecco dopo anni probabilmente la maschera è calata. Meglio far passare gli altri per lagnosi e complottisti piuttosto che riconoscere candidamente un errore che può capitare e capita su tanti campi di calcio a cui però vengono dati alibi. A meno che non si indossano maglie di colori che tutti sappiamo. In quel caso si accettano polemiche, discussioni social e interrogazioni parlamentari.

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