Corradi: "Ho lasciato l'Italia perché si era esaurito un ciclo..."
Bernardo Corradi ha rilasciato diverse dichiarazioni al quotidiano Il Messaggero... ecco cosa ha detto.

Bernardo Corradi, ex Lazio, dopo essere passato dal settore tecnico della FIGC, ha deciso di intraprendere un nuovo percorso al Milan di Allegri.
L'ex attaccante ha rilasciato un'intervista a Il Messaggero… ecco le sue dichiarazioni.

Prima parte
Momenti di grande emozione, ho lasciato l'Italia perché ho capito che si era esaurito un ciclo e che non c'erano più i margini per migliorare e progredire. Ma è stato un rapporto bellissimo, di cui non dimenticherò un solo attimo. Quando sono uscito dal Master con il massimo dei voti sono stato chiamato dalla FIGC e ho deciso di accettare e di provare questa esperienza, come andare prima al liceo e poi all'università.
Non aveva già deciso di fare l'allenatore.
No, affatto, quando ho smesso di giocare mi sono preso due anni di riposo in cui ho fatto l'opinionista televisivo, non pensavo a una panchina nonostante io mi fossi iscritto al corso
Poi ha scelto la sua strada.
Il campo, il pallone, il rapporto con i giocatori e la squadra: mi mancava tutto e ho deciso di dire sì. La scelta migliore, nel mio cuore terrò otto anni di grandi emozioni, grazie alle nazionali giovanili sono riuscito a crescere sotto tutti i punti di vista. lo penso che la gioia di indossare la maglia dell'Italia sia e resti unica.
Eppure dicono che i giocatori italiani non rispettano la Nazionale.
Non ho mai creduto a questa storia, lo dico da ex giocatore dell'Italia e da ex tecnico azzurro. E' un onore rappresentare il tuo Paese e se volete vi racconto un aneddoto.
Certo, dica pure.
Italia-Olanda, suona l'inno e io, i miei collaboratori, lo staff e la squadra cantiamo a squarciagola, esprimendo passione e sentimento. Poi tocca a loro e assistiamo quasi a una scena muta. Mi avvicina il ct olandese, alla fine, e mi chiede: ma voi italiani fate un corso per cantare l'inno? Non vi siete fermati un istante e avevate un orgoglio incredibile.
Ci sono state molte polemiche dopo il crollo in Norvegia della squadra di Spalletti. Rischiamo di perdere un altro mondiale.
Io dico che alla fine l'Italia riuscirà a conquistare il pass, detto questo ci sono tante circostanze che hanno portato a questa crisi ma non certo la mancanza di passione. Per un giocatore la maglia della Nazionale è il massimo.
E allora che cosa sta succedendo?
Esistono molti fattori che hanno inciso su questa situazione e si sono incrociati tutti quanti insieme. Ci sono tanti stranieri in serie A, è vero, e i giovani giocano poco. Ma mancano anche elementi di spicco, bisogna anche aspettare che passi qualche altro talento. Ma vedrete che ai mondiali ci andremo.
Già, i giovani che giocano poco.
Io sono stato in Premier, vi garantisco che in Inghilterra tra uno straniero di 30 anni e un ragazzino inglese di 18 privilegiano quest'ultimo. E lo fanno giocare, crescere, sbagliare. In Italia non è possibile.
Si spieghi meglio.
Ci vuole coraggio per far giocare i giovani, perché sei costretto ad aspettare la loro crescita. I club, invece, vogliono subito i risultati, la vittoria e quindi le due filosofie non si sposano. Ci sono le prove di quello che dico.
LA SECONDA PARTE DELL'INTERVISTA SI TROVA NELLA PAGINA SUCCESSIVA.