Trovare un seggiolino libero adesso è un’impresa. Là dove l’anno scorso c’era il deserto, un vuoto desolante, adesso c’è una rumorosa isola di felicità. Ragazzi e ragazze, bambini e bambine, famiglie e nonni. Venite gente, venite, è qui la festa. In un Olimpico tornato a colorarsi di biancoceleste con una continuità come da tanto tempo non accadeva. Dopo 8 giornate di A, senza contare gli “esodi” in trasferta, la Lazio è quarta in classifica per media spettatori: 43.539, dietro a Milan (72.169), Inter (71.621) e Roma (60.964). Numeri impensabili fino alla primavera scorsa, con la tifoseria in forte polemica con la società e un mercato alle porte che non lasciava presagire niente di buono. Invece, ecco la ritrovata voglia di soffrire e gioire insieme.

fraioli

Nessun incantesimo, sia chiaro, ma una precisa ricetta della felicità: le mosse del club per riavvicinarsi alla gente (la campagna abbonamenti aperta più volte, le promozioni sui biglietti, i suggestivi prepartita all’Olimpico), gli acquisti giusti sul mercato e ovviamente i risultati, l’ago della bilancia in ogni sport. Al momento è in zona Champions, ha il 2° miglior attacco e la 2° miglior difesa: la Lazio ha conquistato tutti. Nelle prossime due in casa, Udinese e Salernitana, la media delle presenze potrebbe essere perfino migliorata. Non è quindi un caso che il club progetti per il Flaminio - lo stadio dei sogni per i laziali - una capienza da 42mila spettatori. A Formello continuano a studiare le carte dell’impianto non utilizzato da anni: ovvio che Lotito si aspetti dal Campidoglio lo stesso trattamento riservato alla Roma. Nel frattempo Sarri si gode la sua squadra, capace di trovare equilibrio e abbinarlo alla qualità tecnica.

Tra i giocatori chiave ci sono le due ali, gli insostituibili Felipe Anderson e Zaccagni: generosi e preziosi senza palla, letali e devastanti quando devono attaccare. Sempre titolari quest’anno, l’ex Verona ha saltato soltanto la trasferta in Danimarca contro il Midtjylland per infortunio: 2 gol e 2 assist a testa, ma un’infinità di occasioni create con i loro continui uno contro uno. Sarri li ha voluti, li ha stimolati e ora se li coccola. Ha dato a Felipe Anderson la fiducia di cui ha bisogno, ha trovato la chiave per fargli avere più continuità, mentre ha migliorato un aspetto decisivo per Zaccagni: l’attacco della porta. L’anno scorso era un suo limite, adesso un punto di forza. La Repubblica/Riccardo Caponetti e Giulio Cardone

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